domenica 29 novembre 2009

-- Il direttore generale della Luiss: avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito

da http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/celli-lettera/celli-lettera.html


"Figlio mio, lascia questo Paese"

di PIER LUIGI CELLI

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.

(30 novembre 2009)

sabato 28 novembre 2009

-- Scuola, la protesta prosegue via e-mail

Genitori e insegnanti bolognesi preparano un censimento delle situazioni più critiche in seguito ai tagli del ministero

di Ilaria Venturi

Lettere dalle scuole firmate da mamme e papà. Non a una professoressa, ma ai presidi e ai vertici degli uffici scolastici. Al ministro. Per denunciare tutto quello che ancora non funziona tra i banchi delle elementari. E proteste dei docenti alle superiori contro la riforma Gelmini. L´ultima, di ieri, dei docenti delle Laura Bassi: «Solo tagli». Immediata la replica del direttore dell´ufficio provinciale Vincenzo Aiello che allarga le braccia: «Capisco le proteste dei genitori, vuol dire che le famiglie sono attaccate alla scuola e questo è positivo, ma io non posso fare più di questo. L´erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re, le risorse non sono infinite, dobbiamo fare con quello che abbiamo».

Non basterà al popolo della scuola che, dopo essere sceso in piazza a inizio d´anno, nelle ultime settimane è passato alla resistenza via mail. Con tante piccole denunce, assemblee e raccolte di firme guidate dai rappresentanti di classe. Missive del disagio, sui problemi di ogni giorno. Non solo. Domani, alle 17, alle Guido Reni l´assemblea delle scuole, il movimento di genitori e insegnanti, si riunirà per scaldare i motori della mobilitazione sulle nuove iscrizioni. «Cerchiamo di costruire una anagrafe delle situazioni che non vanno nelle scuole perché ovunque ci vengono segnalate situazioni disastrose», dice il maestro Mirco Pieralisi.

Il direttore Aiello getta acqua sul fuoco e sull´emergenza fondi che mancano annuncia: «Il ministero ha cominciato a pagare, ad alcune scuole sono arrivati più soldi di quelli attesi, basta attendere, ci vuole pazienza». Sul capitolo supplenti Aiello ammette «ritardi nella pubblicazione delle graduatorie». «Ma le scuole devono chiamarli, i soldi ci sono». E poi, «abbiamo risolto il problema dell´inglese e delle ore alternative alla religione, ora stiamo facendo un monitoraggio sugli insegnanti di sostegno». Una ferita aperta: secondo sindacati e associazioni mancano ancora 48 docenti per gli studenti disabili.

(26 novembre 2009)

sabato 14 novembre 2009

-- Il 17 novembre al liceo "Pansini"

In occasione della giornata di mobilitazione degli studenti, i ragazzi del Pansini hanno concordato un'assemblea di istituto che prevede 11 laboratori svolti in collaborazione con i docenti:

Il 17 novembre è la giornata internazionale della mobilitazione studentesca e rientra tra quelle date, per uno studente, di fondamentale importanza. Indetta nel 2006 dal World Social Forum e scelta per il grande significato che ha avuto nella storia della mobilitazione studentesca, infatti:
- il 17 novembre 1939 centinaia di studenti cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti.
- il 17 novembre 1973 studenti greci furono massacrati dai carri armati del regime ad Atene.
Questa giornata è stata inizialmente lanciata in Italia dall’ UDS che, ormai da alcuni anni, per questo giorno indice manifestazioni nelle principali città italiane. Tuttavia spesso tali incontri assumono un valore puramente estetico, tralasciando quelli che sono i temi inisiti in questa data, diciamo questo senza voler mettere in dubbio il lavoro dell’ UDS, quanto l’ attività stessa della mobilitazione in strada, eccessivamente dispersiva in queste occasioni se il fine ultimo, che si vuole raggiungere, è un adeguata informazione e soprattutto un vero coinvolgimento in quello che è lo spirito di questo giorno. Ed è proprio partendo da tale fine che il Pansini propone per il giorno 17 una cogestione dell’ istituto, per un sorta di giornata dello studente. Saranno organizzati laboratori tematici, si parlerà: di arte, di politica e di musica. Tali laboratori saranno tenuti in parte dagli stessi studenti, in parte da professori e riempiranno l’ intera giornata scolastica.
Di seguito il programma dettagliato della giornata:
I LABORATORI
1)Sara Troise – Margherita Foresti: arte specchio di una società in declino.
2)Andrea Salvorossi - Lorenzo Masnata: Storia di un impiegato di Fabrizio de Andrè
3)Cristiano Ferraro - Antonio della Croce: Ezra Pound e i movimenti a esso affini.
4)Alessandro Oliveri del Castillo – Claudia D’ Angelo: Incontro scontro tra etica e politica
5)Camilla larghi: Laboratorio di arti visive
6)Aureliana natale: Lettura in chiave moderna di William Shakespeare
7)Robin Daniele Grasso: Diversamente manifestanti (la notte bianca del Pansini)
8)Roberta Polverino - Giulia Trombetti: Interventi civili di pace
9) Pacchetto sicurezza (Prof. Lombardo)
10)La riforma della scuola (Prof. Palombo)
11) La globalizzazione (Prof. Giannotta)

Gli incontri si terranno tra le ore 8:30 e le ore 12:30 presso la succursale e saranno divisi in due sessioni, così da permettere a ogni ragazzo di prender parte a più di un incontro. Gli orari definitivi dei singoli laboratori saranno diffusi nei prossimi giorni.

-- Firma l'appello di Saviano

Ricevuto per far girare!

Firma l'appello di Roberto Saviano per il ritiro della legge ammazza giustizia per l'impunità di Berlusconi e di tutti i potenti:

http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391117

Giuseppe Aragno

giovedì 12 novembre 2009

-- C'è da leggere

C'è roba interessante su

http://WWW.GRUPPOABELE.ORG/IMAGES/FILE/SCUOLA.PDF
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20091112092420
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20091111211543

lunedì 9 novembre 2009

-- Merito! Merito! Alalà!

di Vincenzo Pascuzzi

Negli ambienti scolastici ricorre, da un po’ di tempo, il termine “merito”. Insistente, frequente, sottolineato. Sembra quasi sentire l’eco del grido …. Merito! Merito! Alalà! quale attuale parafrasi del dannunziano, e poi fascista, Eja, Eja, Alalà.

Come il termine “comunista” (ma questo è solo un esempio per capire un espediente dialettico) risuona quale sicura, rapida e sbrigativa scorciatoia per (tentare di) addossare il torto ad altri, anche la parolina “merito” risuona quale sicura e rapida scorciatoia per (tentare di) avere per sé il consenso, per appropriarsi della ragione, per giustificare qualsiasi proprio annuncio, provvedimento, iniziativa, cantonata, rinvio, omissione e anche per affermare implicitamente di possederlo, il merito, e di saperlo quindi valutare negli altri.

Altri termini, usati analogamente a merito, sono: responsabilità, rigore, razionalizzazione, competenza. Le espressioni tipiche usate sono: «la scuola del merito e della responsabilità», «riportiamo a scuola il merito e il rigore», «il partito del merito», «la scuola della competenza, del merito e della responsabilità», «si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione», «docenti, carriera per merito».

Ma quale è, o potrebbe essere, la ragione che richiede il ricorso all’uso del termine “merito” e ai vantaggi dialettici connessi?

All’origine di tutto c’è un problema reale e rilevante: gli insufficienti apprendimenti scolastici dei nostri studenti uniti spesso a comportamenti indisciplinati. I nostri governanti, che sono in imbarazzo e in difficoltà di fronte alle classifiche internazionali, vorrebbero migliorare la posizione della scuola italiana. Per farlo, occorrerebbero: serie analisi della situazione, individuazione delle cause, opportune scelte strategiche, programmi ripartiti nel tempo, finanziamenti adeguati. Insomma una riforma vera, valida e graduale della scuola, magari e meglio se condivisa fra destre e sinistre. Chiaramente ciò non è facile non solo da attuare ma forse anche da pensare e progettare.

Allora si ripiega verso una cura di prevalente o sola immagine, di facciata, cosmetica. Ci si accontenta di imbellettare le apparenze invece di intervenire e incidere sulla sostanza. Per meglio spacciare questa pseudo-soluzione per soluzione vera, si modifica l’approccio al problema, se non il problema stesso. Si comincia col semplificare e mistificare le cause, ciò che è all’origine della situazione, e i responsabili. Ecco allora: i “guasti” del ’68 (40 anni fa!), il buonismo, il lassismo, la sinistra, la mancanza di rigore, di merito; i ragazzi che non studiano e i prof che non li bocciano abbastanza (così, per loro capriccio?!). Modificato il problema, spacciare la soluzione è poi semplice: indietro tutta, ingraniamo una robusta retromarcia, riportiamo i buoi nella stalla, mettiamo votacci, bocciamo di più.

Così si rinuncia a cercare le cause vere, si fa una diagnosi che giustifichi la terapia disponibile (per qualcuno peraltro congeniale). I docenti non vengono coinvolti, nemmeno informati, ricevono solo ordini, idem per studenti e famiglie. Si prescinde dai cambiamenti intervenuti in oltre 40 anni, dall’aumento del numero degli studenti (alle medie superiori si è passati da 400.000 unità a 2.500.000, sei volte di più!), dai programmi scolastici datati, non si impostano interventi graduali e pluriennali, non si individuano indicatori di successo/insuccesso, si ignorano problemi quali la massiccia dispersione scolastica (pari al 20%), la burocrazia ipertrofica e asfissiante (carte e carte, circolari, relazioni, …), la sicurezza e l’idoneità degli edifici scolastici, l’aggiornamento dei docenti. Il tutto poi viene abbondantemente condito e insaporito con gli ingredienti imposti dal MEF che obbligano a tagli, tagli e tagli!

Il merito (sempre lui) ricorre anche per quanto riguarda la situazione dei docenti e, in particolare, le loro retribuzioni.

Che gli insegnanti siano malissimo retribuiti, lo sanno anche i sassi e questa è anche una causa, indiretta e minore (ma non tanto), dei mali della scuola. Se possono, i laureati migliori non fanno gli insegnanti. Essendo sotto-pagati, alcuni (chiamiamoli pure fannulloni, comunque non sono certamente la maggioranza) si impegnano al minimo, non sono incentivati ad aggiornarsi, a volte sono costretti a un secondo lavoro.

La situazione retributiva è talmente grave e paradossale che Piero Citati, nel luglio 2007, proponeva: “raddoppiamo gli stipendi ai professori” in quanto ”gli insegnanti sono diventati una specie di sottoproletariato”. La provocazione riguardava la fattibilità economica non la giustezza dell’obbiettivo.

Ci sono poi i precari cioè i supplenti, dei quali la scuola non può fare a meno ma mantiene (nel numero spaventoso di 100-200.000!!) sospesi in una situazione infame e immorale, sempre per motivi economici e di risparmio.

Queste situazioni vengono tenute in caldo (in stand-by!) dal governo ipotizzando, per la prima, vaghe, bizzarre e bizantine selezioni in base al “merito” per poi ripartire - forse, solo ad alcuni e in futuro - una frazione dei risparmi ottenuti con la riduzione del personale (una sorta di cannibalismo) e, per la seconda, graduatorie in più provincie e strani accordi estorti a Regioni e sindacati per riciclare sotto altro nome l’indennità di disoccupazione.

Così siamo arrivati alla critica situazione attuale abbondantemente descritta e denunciata più su internet – siti, blog, forum, liste - che sui media. Vedremo cosa succederà ancora. Intanto si continua a ripetere, e con enfasi, il solito slogan: Merito! Merito! Alalà!