martedì 16 marzo 2010

--ASSEMBLEA CITTADINA A ROMA

… E LA SCUOLA VA A ROTOLI!!!

• Supplenze “fai da te” ??
• Impoverimento dell’offerta formativa ??
• Taglio del personale docente e tecnico-amministrativo??
• Finanziamento alla scuole private??
• Contributo volontario??
• Igiene e sicurezza non garantiti??
• Edifici scolastici pericolanti e fatiscenti??

È QUESTO IL FUTURO CHE VOLETE ?

Se questa scuola non vi piace, vi aspettiamo

all’ASSEMBLEA CITTADINA

PRESSO IL TEATRO della
SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE
(via Ostiense 263c oppure via Leonardo da Vinci 94)

il 16 MARZO alle ore 17.00
per discutere
dello stato delle scuole romane
ed organizzare

la manifestazione cittadina del 10 APRILE

giovedì 18 febbraio 2010

-- Le ragioni dello sciopero del 12 marzo

di Maria Palumbo

Il 12 marzo i settori della conoscenza partecipano allo sciopero generale indetto dalla Cgil. Le ragioni dello sciopero ci coinvolgono direttamente, prima fra tutte una riforma del fisco che restituisca a lavoratori dipendenti e pensionati una quota del reddito che viene costantemente eroso, in modo crescente e iniquo, dalla progressività delle imposte: la FLC si batte per stipulare contratti di lavoro adeguati alla difesa e crescita del potere d'acquisto delle retribuzioni, ma questo impegno rischia di essere poi vanificato da un prelievo fiscale sempre crescente. Accanto a una forte politica contrattuale è perciò necessario ristabilire una tassazione equa e sostenibile.

Ma c'è anche un secondo buon motivo. I settori della conoscenza tutti sono al centro di un attacco violento da parte del Governo, che, attraverso provvedimenti legislativi ora in discussione, taglia l'occupazione, riduce l'offerta formativa e di ricerca, mortifica e marginalizza il ruolo e la funzione delle istituzioni, e, attraverso i tagli al finanziamento, le mette in condizioni di non poter gestire persino l'ordinaria amministrazione. Non è solo in gioco la condizione professionale e retributiva di tutti coloro che operano nei nostri settori, ma la stessa sopravvivenza di un sistema pubblico della conoscenza.

Dalla scuola, all'università, all'Afam, alla ricerca, alla formazione professionale, il nostro Paese rischia di non avere più un settore pubblico dell'istruzione al servizio del Paese e di tutti i cittadini. Per queste ragioni la FLC chiede a tutti i lavoratori dei settori della conoscenza di aderire allo sciopero e di partecipare alle manifestazioni che si terranno in tutte le città.


Regolamenti delle superiori: di "epocale" ci sono solo i tagli
Dopo l'approvazione, in seconda lettura, dei Regolamenti sulla scuola secondaria superiore da parte del Consiglio dei ministri del 4 febbraio, la situazione di confusione, smarrimento e disagio è persino aumentata.

Circolavano, infatti, voci rassicuranti sul superamento almeno delle storture più macroscopiche (Ministro ed Amministrazione si erano più volte pronunciati in tal senso) e molti, fra cui alcune sigle sindacali, avevano creduto in quella che si è ora rivelata una "pia" illusione.

Il piano triennale di tagli, decisi nella Finanziaria dell'estate 2008, infatti, era molto chiaro, ed era noto a tutti che Tremonti non aveva alcuna intenzione di rinunciare alla quota di tagli lì stabiliti per l'anno scolastico 2010/2011.

Mancano ancora, mentre scriviamo, i testi "approvati"; sono stati pubblicati solo i profili dello studente in uscita, i quadri orari e le confluenze. Supponiamo che, in extremis, si stia cercando di limitare qualche danno, fra cui brilla, per iniquità, il fatto che solo nei licei, con il prossimo anno scolastico, i nuovi ordinamenti partiranno dalle classi prime, mentre, i tecnici e professionali saranno travolti dalla riduzione oraria a 32/34 h settimanali anche nelle classi successive, fermo restando, per queste classi, gli attuali ordinamenti.

Abbiamo pubblicato sul sito una pagina di approfondimento nella quale abbiamo raccolto la normativa attualmente disponibile ed i nostri commenti.

Le iscrizioni alla scuola dell'infanzia e del primo ciclo
Con l'emanazione delle Circolari Ministeriali n. 3 e 4 del 15 gennaio sulle iscrizioni ha ufficialmente inizio la complessa procedura per l'avvio dell'anno scolastico 2010/11. La C.M. n. 3 fissa la tempistica per la presentazione delle domande, 27 febbraio per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo, 26 marzo per il secondo ciclo, mentre la C.M. n. 4 definisce le modalità per l'iscrizione alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo.

La FLC ha predisposto specifiche schede di lettura delle circolari.

La tanto pubblicizzata libertà di scelta delle famiglie dei modelli orari e organizzativi deve fare i conti con le pesanti riduzioni di organico. La difficoltà di conciliare questi due aspetti è evidente anche nel linguaggio ministeriale: opzioni, prevalenti opzioni, "orientamenti in merito alle possibilità di fruizione del tempo scuola".

Giungono notizie di un'alta richiesta di tempo pieno quale reazione delle famiglie a fronte dello scempio della scuola primaria, da sempre considerata fiore all'occhiello del sistema di istruzione del nostro paese, operato dal governo.

La FLC ribadisce che i moduli di iscrizione allegati alla circolare hanno valore solo orientativo, come tracce da contestualizzare.

Il modulo relativo alla Religione cattolica o alle attività alternative non deve essere utilizzato perché gravemente carente rispetto alle opzioni previste dalla normativa vigente.

La FLC è impegnata nella difesa dello studio della seconda lingua comunitaria nella secondaria di I grado. L'offerta della seconda lingua comunitaria deve essere mantenuta e le famiglie devono essere orientate a tale scelta anche in assenza di insegnanti di seconda lingua nella stessa scuola.

La FLC è altresì impegnata nella difesa di scelte di modelli organizzativi delle classi ad indirizzo musicale della scuola secondaria di I grado sorrette da forti motivazioni pedagogiche e mirate ad una offerta formativa di qualità, anche nella prospettiva dell'istituzione dei Licei musicali.

Ora la parola passa alle scuole che, nell'esercizio dell'autonomia, peraltro richiamata nelle stesse circolari, dovranno difendere la qualità della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, pur in una situazione in cui sono sempre più evidenti i danni prodotti dall'applicazione dei Regolamenti Gelmini.

Programma annuale. Marcia indietro del Miur
Dopo le proteste dei sindacati, FLC Cgil in testa, e delle scuole contro la circolare di dicembre sul programma annuale, si apre qualche spiraglio. Intanto viene rinviata al 28 febbraio la presentazione del programma e il Miur rivedrà la circolare su alcuni punti fondamentali come le spese per le supplenze e gli stanziamenti per gli appalti per le pulizie. Il 16 febbraio in un nuovo incontro Miur-sindacati saranno presentati nel dettaglio questi cambiamenti.

La situazione finanziaria delle scuole resta intanto critica: i tagli ci sono e pesantissimi. E si riversano non solo sulle scuole, ma di conseguenza anche sulle famiglie e sugli enti locali. La circolare sul programma annuale, impugnata dalla FLC, è lo specchio di questa situazione: pur di mascherare i tagli le scuole avrebbero dovuto fare i bilanci aggirando leggi e regolamenti. La protesta delle scuole è dilagata. Ma anche quella degli enti locali. Il taglio degli appalti per le pulizie, indicato dalla circolare, avrebbe provocato conseguenze paradossali quali la pulizia a giorni alterni, come denuncia un documento congiunto di FLC e Filcams di Modena.

Per funzionare bene e garantire al meglio il diritto allo studio le scuole devono ricevere finanziamenti certi attraverso regole trasparenti e ottenere subito la restituzione delle somme anticipate per pagare le supplenze e gli esami, che sono inequivocabilmente spese a carico dello stato. Ad essere certi sono purtroppo i tagli agli organici: 25 mila docenti e 15.000 ata in meno per il prossimo anno scolastico. A fare le spese della diminuzione di insegnanti sono soprattutto i più deboli, costretti a ricorrere ai tribunali, che a volte danno loro ragione.

È stata questa situazione a suscitare l'ondata di protesta che ha costretto il Miur a convocare i sindacati e cominciare a discutere.

Brunetta e la scuola. Norme confuse e in parte inapplicabili
Le nuove norme sul lavoro pubblico hanno effetto sulla scuola? e come? Sono domande importanti perché l'intervento legislativo a firma di Renato Brunetta riporta indietro di 30 anni l'organizzazione della pubblica amministrazione e la disciplina del lavoro. Un impianto autoritario, gerarchico e punitivo, che, lungi dal rendere più snella ed efficace l'amministrazione, la rende subalterna alla politica aggravandone le pastoie burocratiche.

Trova applicazione immediata anche nella scuola la riduzione del salario accessorio in caso di assenza per malattia e per alcuni aspetti disciplinari.

Non viene toccata la contrattazione integrativa, e i contratti di istituto, finché sono in vigore gli attuali contratti collettivi, quindi almeno fino alla stipula dei prossimi Ccnl.
Non è applicabile nella scuola neppure la complessa procedura di valutazione prevista dalle norme Brunetta. Questo perché le stesse norme la rinviano a un prossimo Dpcm. Ma c'è di più. La stessa norma è contradditoria, in quanto esclude espressamente la costituzione di un organismo di valutazione per la scuola. Dunque tutta la parte che riguarda premi e meriti, almeno per ora non riguarda la scuola, quindi il fondo di istituto va utilizzato per le finalità consuete. C'è da aggiungere che la valutazione del lavoro docente e il sistema di premi e punizione è questione oltremodo delicata e come tale va gestita, per evitare che confligga con la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione. In ogni caso le nuove norme impongono per legge un complessivo peggioramento delle condizioni lavorative e contrattuali sulle quali è prevedibile un fitto contenzioso.

lunedì 8 febbraio 2010

-- Appello per una giornata di sciopero civile

--- Sab 6/2/10, da mardibering@libero.it


I tragici giorni di Rosarno sono ancora nella nostra mente e nella
nostra pancia e fatti di ordinaria xenofobia si verificano
quotidianamente. Come avrete certamente sentito molte comunità di
cittadini/e immigrate affiancate da altrettante associazioni
antirazziste stanno costruendo una giornata di sciopero civile.

Pensiamo che la scuola non possa chiamarsi fuori, soprattutto alla
luce del disastro che si sta abbattendo sulla scuola della
Costituzione che riguarda tutti. immigrati e non, e che ci accomuna
nella difesa del diritto al lavoro, dell'accesso ai saperi e della
difesa della dignità di tutti gli uomini e le donne.

Per questo vi invitiamo a diffondere questo appello nelle vostre reti
e ad aiutare i comitati primo marzo a fare informazione capillare
soprattutto verso le famiglie.
Vi invitiamo altresì a pensare, ciascuno a partire dalla propria
realtà cosa si potrebbe fare per preparare quella giornata e a
comunicarlo a info@retescuole. net in modo che possa essere condiviso
attraverso le pagine dedicate di http://www.forumscu ole.it/primomarz o .

È possibile firmare l'appello fin da ora all'indirizzo
http://www.firmiamo .it/1marzo2010

PS: Le modalita di partecipazione alla giornata saranno molte e
differenziate territorio per territorio e ce le comunicheremo in rete.
Chi potrà/vorrà si asterrà dal lavoro (il SISA da copertura sindacale
alla scuola), tutti e tutte siamo invitati a fare uno sciopero degli
acquisti; si organizzeranno presidi, manifestazioni e incontri, feste
e concerti.
A tutti/e chiediamo fin da ora di portare un nastrino giallo al bavero
come segno visibile della propria adesione.

1 MARZO 2010: SOLO IL RAZZISMO CI È STRANIERO

Come insegnanti, genitori e studenti vogliamo lanciare un appello alla
partecipazione al fianco delle nostre sorelle e dei nostri fratelli
migranti e dei loro figli e figlie alla giornata nazionale del primo
marzo contro il razzismo e le discriminazioni.
La scuola pubblica è il luogo fondante dell´accoglienza, è il luogo di
incontro tra persone, tutte diverse tra loro, e tra culture, è il
luogo dell´apprendimento e dello scambio di esperienze. È il luogo in
cui la crescita serena di ognuno è la condizione della crescita degli
altri. È il luogo fondante del nostro futuro dove si devono costruire
le condizioni per superare le disuguaglianze e gli svantaggi che sono
ostacolo alla libertà di tutte e tutti, che siano nati in Italia o in
altre terre.

Per questo rifiutiamo qualsiasi norma, qualsiasi comportamento,
qualsiasi disegno politico o ideale che divida le persone, a
cominciare dai bambini, sulla base della loro origine etnica e
respingiamo ogni atto discriminante sia stato compiuto e si voglia
compiere contro alunne ed alunni delle nostre scuole, come gli
arbitrari tetti di frequenza e sezioni subdolamente create per soli
immigrati.

Pensiamo invece che la presenza delle alunne e alunni migranti possa
essere un´occasione straordinaria di crescita, soprattutto se alle
nostre scuole saranno date tutte le risorse economiche, di tempo, e di
insegnanti necessarie per costruire, giorno per giorno, una politica
di convivenza, di scambio e di relazione viva tra le persone che
saranno il nostro domani.

L´impoverimento della scuola, al contrario, è la prima forma di
razzismo, perché trasforma le differenze in disuguaglianze e la
disuguaglianza porta alla separazione e alla discriminazione.

Per questo il primo marzo 2010 sarà per noi una giornata di sciopero
civile!
Parteciperemo e faremo da tramite per informare i genitori tutti delle
iniziative che prenderanno forma nei nostri territori
Saremo ovunque visibili e solidali insieme ai nostri concittadini e
concittadine migranti, alle loro figlie e ai loro figli.

* Per i diritti e contro le discriminazioni.
* Per il diritto di cittadinanza a chiunque è nato, studia e
lavora in Italia.
* Contro la circolare Gelmini che introduce e favorisce
discriminazioni a danno dei figli dei migranti, prefigura classi
speciali, chiusura di scuole o trasferimenti massicci di studenti
italiani e non.
* Contro la barbarie culturale in cui si cerca di trascinare
anche la scuola.

sabato 6 febbraio 2010

- Una lettera dall'ANDIS: come il Governo sta strangolando la scuola dello Stato

INVITO A COMMETTERE REATI?

Moltissime Scuole sono ancora alle prese con la predisposizione del Programma Annuale 2010 e con la presente non voglio entrare nel merito dell’indecenza della scarsità di risorse di cui dispongono le Scuole Pubbliche, mi voglio invece soffermare e porre all’attenzione le questioni, a mio avviso anche di natura penale, che attanagliano le Scuole in questa fase AMMINISTRATIVO-CONTABILE.

Dopo l’anno 2000 a seguito dell’introduzione dell’autonomia scolastica le scuole predispongono un programma annuale previsto da un preciso Decreto Ministeriale il n° 44/2001 ed una delle operazioni principali è la determinazione dell’AVANZO DI AMMINISTRAZIONE art. 3 ( le scuole NON POSSONO avere un DISAVANZO DI AMMINISTRAZIONE).
Questo avanzo è dato dal risultato di una operazione semplicissima:
CASSA + RESIDUI ATTIVI – RESIDUI PASSIVI.
L’Avanzo viene poi distinto in Avanzo Vincolato ed Avanzo non vincolato.
Il vincolo all’avanzo viene dato dall’erogatore del finanziamento che ne dispone l’utilizzo. L’erogatore può essere pubblico o privato.
Anche lo Stato impone dei vincoli, per esempio su tutti i finanziamenti che attengono a precisi istituti contrattuali (Fondo d’Istituto, Funzioni, Incarichi, ecc)- In questo caso la Scuola non può fare altro che reindirizzare le risorse dell’avanzo vincolato al loro “progetto iniziale” mentre sulle risorse non vincolate esprime la propria “autonomia” e decide cosa farne.

Le novità di questo anno sono sconvolgenti, con una “nota” di fatto si stravolgono i dettami del Decreto n. 44 attuativo di una Legge dello Stato e praticamente, con un chiaro ECCESSO DI POTERE si impone alle scuole di non determinare l’avanzo di amministrazione così come previsto, ma siccome lo STATO non garantisce per i residui attivi accesi dalle scuole (per alcune parliamo anche di residui che risalgono al 2000) l’operazione che si dovrà fare DI FATTO è quella di AZZERARE l’avanzo di amministrazione sia vincolato che non vincolato.
PRIMA OBIEZIONE e MOTIVO DI IMPUGNATIVA DINANZI AD UN GIUDICE AMMINISTRATIVO, una nota Ministeriale non può modificare le disposizioni di un Decreto attuativo di una Legge dello Stato.

Praticamente se la Cassa è superiore ai RESIDUI PASSIVI ti rimane qualcosa (forse 10 scuole in tutta Italia) altrimenti vai in DISAVANZO DI AMMINISTRAZIONE, ma siccome non ci puoi andare allora sempre con note di provenienza Pubblica e con i consigli di associazioni di categoria(?) ti indicano di PAREGGIARE CON I RESIDUI ATTIVI.
SECONDA OBIEZIONE o i residui attivi sono veri ed esigibili oppure no?

C’è una obiezione che alcuni pongono circa il requisito della esigibilità e riscuotibilità dei residui perché le scuole non hanno il potere di agire contro lo Stato perché ne sono una parte. Allora rovesciamo la medaglia, possiamo dire che le Scuole possono tranquillamente AZZERARE quei residui passivi composti da TASSE che le Scuole devono allo Stato visto che ne sono parte?
Per il principio di reciprocità possiamo dare questo messaggio? Beh, credo proprio che anche in questo caso si vada prefigurando un bel REATO, perché il mancato pagamento di tasse e contributi ha risvolti PENALI o nel caso di rapporti Stato/Scuola/Stato vengono meno i codici?

TERZA OBIEZIONE riguarda il contenuto della nota Ministeriale che a mio avviso OGGI è INEFFICACE e NULLA ed ancora non ho letto da nessuna parte questa cosa. In questa nota si dispone sulla base di un AVANZO DI AMMINISTRAZIONE PRESUNTO e questo è tale solo fino alla data del 31 dicembre dell’anno precedente la predisposizione del Programma Annuale, dal I gennaio l’AVANZO DI AMMINISTRAZIONE diventa DEFINITIVO e quindi quella “benedetta” nota ha concluso i suoi effetti.
Forse per raggiungere l’intento che l’Amministrazione si PREFIGGE c’è bisogno di un altro intervento, specifico, sul tema della VERIDICITA’ dei residui attivi e/o sulla capacità dell’Amministrazione di farne fronte.

Per finire mi risulta, a detta di una serie di ex colleghi (sono un ex DSGA mandato in pensione), che i revisori dei conti ed in vari consessi Ti danno “consigli” del tipo:
“IMPEGNATE LE SOMME DI AVANZO” sull’esercizio finanziario precedente.
Va bene che il FALSO in BILANCIO non è più reato, ma il falso in atto pubblico SI!
Impegnare come si va dicendo i 4/12 di FONDO DI ISTITUO o qualsiasi altra spesa, oggi, come se fosse ancora il 30 dicembre 2009 è una vera e propria indecenza amministrativa, ed il messaggio della Nota Ministeriale sul programma Annuale 2010, in parte condivisibile, perchè in qualche modo tenta di mettere dei paletti e di indirizzare verso una “sana gestione” è FREGATA.

La cosa incredibile che potrà succedere nelle scuole che, giustamente e correttamente hanno fatto confluire nell’AVANZO VINCOLATO le risorse del Fondo di Istituto e degli altri salari accessori accantonati nel 2009 per 4/12, come da disposizioni, per finanziare i salari accessori dell’a.sc. 2009/10, un Dirigente o un revisore qualsiasi, di fatto potrà decurtare di 4/12 i SALARI ACCESSORI messi a disposizione dai Contratti Collettivi di Lavoro per compensare il personale.
E’ appena il caso di ricordare che mentre si predisponeva il programma Annuale 2009 i Revisori dei Conti hanno fatto molta attenzione a che i 4/12 dei salari accessori confluissero nello Z01 (residua disponibilità da programmare) per fare in modo di utilizzarli correttamente per l ’anno scolastico 2009/10, mi e Vi chiedo con quale coraggio e leggerezza oggi si pensa di appropriarsi di quelle risorse.
Anche in questo caso il comportamento dell’Amministrazione, inutile sottolineare che E’ MOLTO SCORRETTO!

Personalmente credo che le azioni possibili siano molte ma la prima in assoluto è un nuovo intervento ministeriale che chiarisca che quella nota OGGI è buona solo in parte o altrimenti l’unica alternativa che rimane per l’immediato è chiedere al TAR del Lazio la sospensiva della Circolare Ministeriale che detta indicazioni sul programma Annuale 2010, poiché in contrasto con PROVVEDIMENTI normativi che hanno un valore superiore.

Antonio Itri

giovedì 28 gennaio 2010

-- 31 gennaio: ASSEMBLEA PUBBLICA NAZIONALE DEI PRECARI

ASSEMBLEA PUBBLICA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA

SCUOLA STATALE ITALIANA



DOMENICA, 31 GENNAIO 2010



PALAZZO ARMIERI VIA MARINA 19/C

DALLE ORE 10,00 ALLE ORE 16,00





I precari della scuola non si arrendono!


-In vista dell'approvazione della riforma degli istituti superiori;
-in vista della pubblicazione delle disponibilità dei posti di organico e di diritto;
-per contrastare ancora i tagli già effettuati e quelli che verranno;
-per ristabilire modulo e compresenze nella scuola primaria;
-per tutelare i diritti degli alunni diversamente abili;
-per difendere il diritto allo studio e il diritto al lavoro;
-per dire no alla privatizzazione della scuola pubblica statale;
-per ottenere la parità di trattamento economico, giuridico e sindacale.



L'assemblea è aperta a tutto il mondo della scuola e a tutti coloro che vorranno portare il proprio contributo.


Sarà presente l'assessore regionale all'istruzione Corrado Gabriele




CPS (COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA) NAZIONALE, PRECARI COBAS, PRECARI della scuola IN LOTTA



dott.ssa Paola Tirelli

Staff Assessore Corrado Gabriele

Assessorato istruzione, Formazione, Lavoro

Centro Direzionale Isola A/6

80143 Napoli

tel.081.7966315

fax. 081.7966373

www.corradogabriele.it

lunedì 18 gennaio 2010

-- Aumenti ai prof di religione

da www.repubblica.it del 16.01.10

La decisione fa riavvampare la polemica sui privilegi assegnati
dallo Stato in questi ultimi anni a chi insegna il cattolicesimo

Nella busta paga del mese di maggio troveranno circa 220 euro in più
di SALVO INTRAVAIA SCATTI stipendiali per gli insegnanti, ma solo per quelli di religione. Lo ha stabilito il ministero dell'Economia lo scorso 28 dicembre. Mentre i sindacati della scuola sono alle prese con un complicato rinnovo del contratto in favore di tutti i docenti e gli Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) della scuola, alla chetichella quelli di religione nella busta paga del mese di maggio troveranno una gradita sorpresa: il "recupero" degli scatti (del 2,5 per cento per ogni biennio, a partire dal 2003) sulla quota di retribuzione esclusa in questi anni dal computo. Supplenti compresi.

A spiegare la portata del provvedimento, che porterà nelle tasche degli interessati un bel gruzzoletto, è lo Snadir (il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione). "Gli aumenti biennali per gli insegnanti di religione, che in precedenza venivano calcolati nella misura del 2,5 per cento del solo stipendio base, dovranno ormai ammontare al 2,5 per cento dello stipendio base comprensivo della Indennità integrativa speciale". Una cosetta di non poco conto visto che l'Indennità integrativa speciale rappresenta circa un quarto dell'intera retribuzione dell'insegnante e che gli anni da recuperare sono tanti, quasi quattro bienni.

Quanto basta, e avanza, per riaccendere la polemica sui privilegi assegnati dallo Stato in questi ultimi anni ai docenti di religione cattolica: accesso alla cattedra su segnalazione dell'ordinario diocesano, assunzione sulla base di un successivo concorso riservato, passaggio ad altra cattedra in caso di perdita del requisito per insegnare la religione (l'attestato dell'ordinario diocesano) e scatti biennali anche per i precari). "Mentre il ministro Tremonti a dicembre ricorda alla Curia che presto saranno liquidati gli scatti biennali di anzianità al personale docente di eligione con incarico annuale o di ruolo, che non ha mai richiesto tale indennità sotto forma di assegno ad personam, permane, purtroppo, il silenzio verso tutto il restante personale precario", dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione).

La questione è di particolare attualità perché una sentenza della Corte di giustizia europea del 2007 ha riconosciuto, secondo il principio di non discriminazione, il diritto agli scatti di anzianità anche a favore dei precari. E da allora sono diverse le associazioni di insegnanti italiane e sindacati che hanno intrapreso la via giudiziaria per farsi riconoscere questo diritto. Ma, ancora, non si sono visti i risultati.

E mentre migliaia di precari di lungo corso sono in attesa di un riconoscimento economico. Folgorato sulla via di Damasco, il ministero dell'Economia, scrive: "A seguito degli approfondimenti effettuati in merito all'oggetto, si comunica che questa Direzione ha programmato, sulla mensilità di maggio 2010, le necessarie implementazioni alle procedure per il calcolo degli aumenti biennali spettanti agli insegnanti di religione anche sulla voce IIS (Indennità integrativa speciale, ndr) a decorrere dal 1 gennaio 2003".

Il diritto agli scatti biennali in favore degli insegnanti di religione è stabilito da una legge del 1980, che poteva anche avere un senso: siccome i docenti di religione erano precari a vita, non era prevista cioè la loro stabilizzazione, era necessario stabilire un meccanismo per aggiornare loro lo stipendio. Ma poi nel 2005 arrivò il concorso e l'immissione in ruolo. E mentre per i precari della scuola non è previsto nessun aumento di stipendio in relazione all'anzianità di servizio, quelli di religione conservano questo trattamento: incremento del 2,5 per cento ogni due anni.

Secondo alcuni calcoli effettuati dai sindacati il caveau potrebbe valere 220 euro in più in busta paga, arretrati esclusi. Niente male per quasi 12 mila insegnanti di religione a tempo determinato attualmente in forza alle scuole italiane. Per il rinnovo del contratto degli insegnanti, invece, i sindacati hanno chiesto un aumento di 200 euro mensili da erogarsi in tre anni, ma il ministro della Pubblica amministrazione è disposto a concederne appena 20. E non solo. Vorrebbe agganciare gli aumenti di stipendio dei docenti al merito.

mercoledì 13 gennaio 2010

-- Interrogazione delle parlamentari del PD Ghizzoni, De Pasquale,Coscia.

da www.tuttoscuola.com

………………….

per quali motivazioni di ordine politico ed economico, in violazione della normativa vigente:

1. si assegnano alle scuole solo risorse di provenienza contrattuale, pochi soldi per le supplenze, per gli esami di stato e per il secondo anno consecutivo, mentre non si riconosce nulla per il funzionamento didattico e amministrativo;
2. si cambiano le procedure e le regole dell’autonomia gestionale delle scuole, dando indicazioni che stravolgono la regolare programmazione e la gestione dei finanziamenti;
3. si ignorano, come se non esistessero, il Regolamento di contabilità e i “Capitoloni”, violando le disposizioni in essi contenute;
4. viene scardinato il concetto di dotazione finanziaria d’Istituto, comprensivo del funzionamento didattico e amministrativo, sostituito da un'indefinita “risorsa finanziaria su cui la scuola può fare affidamento”;
5. si inventa un “tasso medio di assenteismo” a cui legare l’erogazione dei fondi per ulteriori fabbisogni insorti nelle singole situazioni scolastiche, in relazione alla necessità di sostituire il personale assente per garantire il servizio essenziale all’istruzione;
6. si invadono le prerogative della Dirigenza, laddove si prescrive una delibera preventiva del consiglio di istituto per gli accertamenti di “entrate finalizzate” che comportano variazioni al programma annuale;
7. si pregiudica la correttezza contabile, laddove per quanto concerne le entrate non si fa chiarezza tra i finanziamenti vincolati e non, con l’implicito invito a distrarre i fondi del salario accessorio dalla loro finalizzazione;
8. si danno indicazioni confuse e in alcuni casi impraticabili, invitando le scuole a fare fronte agli impegni inderogabili quali le supplenze, ridefinite impropriamente come “deficienze di competenza”, attraverso l’utilizzo dell'avanzo di amministrazione presunto al netto dei residui passivi.;
9. viene sottratta ai Consigli di Istituto la prerogativa di utilizzare l’avanzo di amministrazione una volta che se ne sia verificata l’effettiva disponibilità, realizzando così un modo surrettizio per utilizzare anche i contributi delle famiglie per le supplenze stesse;
10. invitando le scuole ad inserire nell’aggregato “Z” i residui attivi di competenza del MIUR. viene fornita una indicazione oltre che sbagliata sul piano formale anche impraticabile sul piano sostanziale, poiché si tratta di spese obbligatorie già liquidate negli anni passati dalle scuole che hanno anticipato dalla “cassa” i fondi provenienti da altri finanziamenti;
11. si cancella il 25 per cento delle risorse per i contratti di fornitura dei servizi di pulizia, addirittura in forza di un regio decreto del 1923 e prevedendo che, qualora la ditta appaltatrice non accetti tale riduzione, possa risolvere il Contratto. Tale previsione appare ignorare, ancora una volta, che gli organici dei collaboratori scolastici risultano ridotti proprio a fronte degli appalti e, pertanto, ne scaturirà l’impossibilità di mantenere adeguati livelli di pulizia e sorveglianza;
12. nell’insieme delle entrate, viene completamente ignorata la voce relativa alle ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti - in forte aumento nella scuola secondaria di I grado dopo il taglio delle ore a disposizione - e per il funzionamento della terza area degli istituti professionali che, come dovrebbe essere noto, è curriculare.

-- E il primo marzo sciopero generale

Riccardo Orioles, 11 gennaio 2010, 16:18

"Vediamo cosa succede se per un giorno noi non lavoriamo". Sono le antiche parole del movimento operaio, quelle che prima o poi vengono in mente ai poveri stanchi di prendere bastonate. Adesso, sono gli immigrati a dirlo. I primi di loro cominciano a organizzarsi (su internet). Diamogli una mano
Sarà il primo marzo il primo sciopero organizzato in internet in Italia. Sarà uno sciopero importante, uno sciopero che non s'era visto prima e che però era nell'aria da diversi anni: lo sciopero dei lavoratori immigrati. "Ventiquattr'ore senza di noi", l'hanno chiamato le promotrici. Di cui bisogna subito dare i nomi, che probabilmente resteranno nella storia: Stefania Ragusa, Daimarely Quintero, Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani: secondo le mummie una "italiana" e tre "straniere", in realtà quattro italiane nuove, di cui non conta più tanto la razza e il nome: come in America, per capirci.

"La società vive col lavoro di migliaia di stranieri. L'Italia collasserebbe subito senza di loro. E'venuto il momento di farlo capire a tutti. Vediamo che cosa succede se per un giorno noi non lavoriamo". Non è n'idea originale, d'accordo. E' semplicemente l'idea del vecchio socialismo, del movimento operaio. Allora ha funzionato.

Migliaia e migliaia di iscritti su Facebook ("Primo marzo 2010"), comitati locali dappertutto, un primo coordinamento nazionale. Come i Viola (e prima ancora il Rita Express), ma più preciso e più mirato. Tre anni dal Rita Express, un paio di mesi dai Viola. Le cose vanno in fretta, di questi tempi.

"Certo, non molti lavoratori immigrati hanno internete; ma li contatteremo lo stesso; e molti ufficialmente non lavorano, o sono in nero, o non possono permettersi di alzare la voce; ma penseremo anche a loro. Anche uno sciopero degli acquisti può servire.

Che altro? Aiutiamoli - ma c'è bisogno di dirlo? - con tutte le nostre forze e con tutto il cuore.

venerdì 8 gennaio 2010

-- La scuola incaprettata. E Gelmini che la chiama riforma!

di Vincenzo Pascuzzi

Il termine ”incaprettamento” indica una uccisione in un modo veramente barbaro, atroce e lento. Una specie di suicidio imposto mediante corda e sfinimento fisico.

Invece il termine “riforma” ha un significato positivo, indica miglioramento, innovazione, svecchiamento, eliminazione di errori. Riforma implica (o implicherebbe) conoscenza della situazione di partenza e delle sue criticità, e poi delle scelte razionali, un progetto, risorse da investire per poter magari risparmiare in seguito oppure ottimizzare il rapporto costi/benefici. È un po’ come comprare una macchina nuova . Si può comprare un’auto, magari più compatta, più efficiente, più risparmiosa ma bisogna fare una scelta opportuna e disporre di una somma da investire.

Nella scuola, al contrario, per una sorta di strabismo lessicale, quando adesso si sente parlare di riforma (la c.d. ”riforma Gelmini”), viene da pensare proprio all’incaprettamento della scuola stessa ottenuto principalmente con la drastica e repentina riduzione (i famigerati tagli) sia delle risorse economiche che del personale insegnante e ata. Per di più senza avere né riferimenti, né obiettivi didattici chiari, qualificanti, condivisi e poi misurabili; quali potrebbero essere, ad esempio: ridurre la dispersione dal 22% al 10% (v. Conferenza di Lisbona), migliorare realmente le strutture, le attrezzature, la preparazione degli alunni e quindi le valutazioni annuali e finali. Continuando con l’esempio, è un po’ come pretendere di vendere la vecchia auto (o addirittura portarla dallo sfasciacarrozze) e voler comprare la nuova solo con il ricavato della vendita.

Da sottolineare le due modalità, o astuzie, con cui la c.d. riforma viene messa in atto. La prima riguarda i tempi. Gli aspetti spiacevoli o controversi vengono in un primo tempo decisi e preannunciati e poi, in un momento successivo, messi in atto. In questo modo viene a mancare la possibilità di migliorarli o contrastarli e perfino discuterne.

La seconda modalità riguarda il percorso burocratico. Il Miur affida ai presidi l’attuazione delle cose sgradevoli per la scuola e per i docenti (le patate bollenti). I presidi (quasi serafici ambasciatori che non portano pena) provvedono a trasferirle e a metterle in atto tramite i Collegi docenti facendo votare mozioni obbligate e ciò con una falsa apparenza di autonomia, democrazia e partecipazione.

I presidi – certo non tutti, ma in maggioranza - risultano sottomessi e ossequienti nei confronti del Miur (che detiene le chiavi del loro contratto, cioè essenzialmente delle loro retribuzioni e carriere), mentre manifestano in pieno le loro prerogative, la loro autorità, il loro potere nel Collegio e verso i docenti.

E sì che sono diventati dirigenti, qualcuno si dichiara manager, c’è chi addirittura li indica come imprenditori! Dirigenza dei presidi e autonomia delle scuole sono, nei fatti, solo due grosse favole, due false realtà, un modo con cui il Miur confonde e trasferisce le proprie responsabilità senza rinunciare però a prendere lui le decisioni.

venerdì 1 gennaio 2010

-- Lettera ai sindacati

con preghiera di massima diffusione

Salve,

sono Edmondo Febbrari del Coordinamento Precari Scuola Nazionale, sezione di Ravenna, e scrivo per informarla della petizione che trova quì sotto.

Spero anche lei possa firmarla e aiutarci a diffonderla. Non serve essere iscritti a questi sindacati per firmare.

Un saluto dalla Romagna e

buone feste

edmondo

http://www.petitiononline.com/edmondo/

a: Cisl, Uil, Snals e Gilda
Il CPS Nazionale prende atto che le OO.SS. Cisl, Uil, Snals e Gilda:

- Si sono espresse favorevolmente all'entrata in vigore già dal prossimo anno scolastico della riforma, qualificandola come "un'esigenza ed un dato di necessità".

- Dal 30 Ottobre 2008 non hanno mai indetto uno sciopero contro il licenziamento di 150.000 lavoratori.

- Hanno appoggiato l'approvazione del decreto "salvaprecari"che, oltre da essere inutile, è ritenuto dai precari della scuola un'offesa alla loro dignità.

- Hanno appoggiato il nuovo sistema di reclutamento.

- Hanno sottoscritto il nuovo modello contrattuale che non consente più il recupero dell'inflazione reale.

Per i suddetti motivi i precari del CPS invitano Cisl, Uil, Snals e Gilda a mutare da subito la loro politica sindacale.
In caso contrario si procederà alla restituzione della tessera sindacale.

Coordinamento Precari Scuola Nazionale Sincerely,

sabato 26 dicembre 2009

-- Brunetta e gli sms

Di S.Pace - Preside del "Pansini" (la lettera è stata inviata alle associazioni di categoria).

Brunetta, approfittando della distrazione delle festività, ha confermato che entro sei mesi le scuole dovranno comunicare in tempo reale via sms le assenze degli alunni alle famiglie.

I° Problema
Il modo di comunicare con le famiglie èuna scelta che compete alle singole scuole, non al Ministro della Funzione Pubblica. A meno di abolire l’autonomia scolastica - con il 275/99 e la 53/03 compresa - e l’art.117 della Costituzione e quant’altro, non credo che il Governo (cui il Titolo V della Costituzione dà esclusivamente il compito di fissare LEP, standard, linee guida e ordinamenti) possa sostituirsi alle Regioni (organizzazione del servizio) e ai Dirigenti Scolastici (gestione del servizio) per decidere al posto delle scuole come comunicare con le famiglie.
Qualcuno glielo potrebbe dire che anche i Ministri devono rispettare la legge?

2° Problema
Gli sms si pagano e ci vuole tempo per farli, il che significa che per un bel pò della mattinata una unità della segreteria deve stare a fare messaggini.
Ma qualcuno glielo può dire al Ministro che l'efficienza costa? Già il dlgs 150 è una riforma esplicitamente a costo-zero (comma 6, art.3) e già in legge finanziaria sono azzerati i finanziamenti per il funzionamento ordinario. Dove prendiamo soldi e personale per fare gli sms?
E poi c'è un'altro problema.

Qualcuno glielo potrebbe dire al Ministro che bisogna parlare seriamente della scuola e non per slogan o “effetti speciali” con cui stupire il pubblico (pagante)?

mercoledì 23 dicembre 2009

-- Tagli ai bilanci delle scuole: situazione drammatica

da Tecnica della Scuola


di R.P.

Per ora non ci sono conferme ufficiali, ma la circolare sui bilanci delle scuole preannunciata dalla Flc-Cgil potrebbe mettere definitivamente in ginocchio gran parte delle scuole italiane. Si fa strada una ipotesi: non approvare i bilanci del 2010, ma i rischi sono molti.
La notizia, anticipata da Flc-Cgil già qualche giorno addietro, ma che per ora non trova conferma nei siti istituzionali, è di quelle adatte a far perdere il sonno a dirigenti scolastici, Dsga e presidenti di consigli di circolo: con la nota n. 8767 il Ministero dell’Istruzione sta inviando alle scuole indicazioni per la stesura del Programma Annuale 2010 a dir poco traumatiche.
In poche parole, la circolare dovrebbe chiarire (il condizionale è d’obbligo dato che per il momento non ne è circolata neppure una bozza) che per il 2010 le assegnazioni per il funzionamento ordinario saranno completamente azzerate.
Le istituzioni scolastiche dovrebbero invece ricevere un unico stanziamento onnicomprensivo dal quale i dirigenti potranno attingere per tutte le esigenze.
Secondo le prime anticipazioni il finanziamento per il 2010 dovrebbe essere complessivamente pari a quanto ricevuto nel 2009.
Il problema maggiore riguarda le spese per le supplenze che non dipendono quasi per nulla dalla capacità delle scuole di sapersi organizzare ma sono legate a fattori molto spesso imponderabili.
La circolare chiarisce anche che dirigenti e Dsga dovranno prestare molta attenzione alle spese perché il finanziamento verrà integrato solo nel caso in cui si riesca a dimostrare che la nomina di supplenti sia stata assolutamente necessaria dopo aver fatto ricorso a ogni possibile forma di “flessibilità organizzativa”.
Per garantire i livelli minimi dell’attività didattica i dirigenti scolastici dovranno dunque sperare di riuscire a risparmiare qualcosa sulle spese per le supplenze: l’impresa si preannuncia ardua, se non del tutto impossibile, soprattutto nella scuola primaria e in quella dell’infanzia dove molto spesso, per garantire la continuità del servizio nei plessi più piccoli, è necessario nominare supplenti anche per assenze di un solo giorno.
Per protestare contro questa situazione, i movimenti di base stanno lanciando la proposta di non approvare il Programma Annuale 2010. In realtà una soluzione del genere potrebbe persino peggiorare la situazione: nelle scuole in cui non dovesse essere approvato il Programma Annuale il Ministero nominerebbe un “commissario ad acta” che, in caso di carenza di fondi per il pagamento delle supplenze, potrebbe benissimo attingere a ogni altra somma disponibile (contributi delle famiglie, stanziamenti di Regioni ed Enti Locali) non impegnata al 31 dicembre 2009.
Le scuole commissariate potrebbe insomma vedersi private non solo dei fondi necessari per far funzionare la didattica, ma anche degli eventuali risparmi comunque effettuati fino ad ora.

lunedì 7 dicembre 2009

--- Dallo scudo fiscale altri 130 milioni per le scuole non statali

Sab 5/12/09, barbara ha scritto:


Da: barbara
Oggetto: [gelmini_no] Finanziaria 2010: dallo scudo fiscale altri 130 milioni per le scuole non statal
A: gelmini_no@yahoogroups.com
Data: Sabato 5 dicembre 2009, 11:46


In tutto per le scuole non statali la legge finanziaria 2010 ha stanziato 540 milioni. Dallo scudo fiscale anche i 103 milioni "scomparsi" per la gratuità dei libri di testo e 350 milioni diretti al fondo per il finanziamento delle università.

Leggi l'articolo su napoli.forumscuole. it:

http://www.forumscu ole.it/rete- scuole/07attuali ta/finanziaria- 2010/finanziaria -2010-dallo- scudo-fiscale- 130-milioni- per-le-scuole- non-statali

Ciao a tutti/tutte
Barbara

domenica 29 novembre 2009

-- Il direttore generale della Luiss: avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito

da http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/celli-lettera/celli-lettera.html


"Figlio mio, lascia questo Paese"

di PIER LUIGI CELLI

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.

(30 novembre 2009)

sabato 28 novembre 2009

-- Scuola, la protesta prosegue via e-mail

Genitori e insegnanti bolognesi preparano un censimento delle situazioni più critiche in seguito ai tagli del ministero

di Ilaria Venturi

Lettere dalle scuole firmate da mamme e papà. Non a una professoressa, ma ai presidi e ai vertici degli uffici scolastici. Al ministro. Per denunciare tutto quello che ancora non funziona tra i banchi delle elementari. E proteste dei docenti alle superiori contro la riforma Gelmini. L´ultima, di ieri, dei docenti delle Laura Bassi: «Solo tagli». Immediata la replica del direttore dell´ufficio provinciale Vincenzo Aiello che allarga le braccia: «Capisco le proteste dei genitori, vuol dire che le famiglie sono attaccate alla scuola e questo è positivo, ma io non posso fare più di questo. L´erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re, le risorse non sono infinite, dobbiamo fare con quello che abbiamo».

Non basterà al popolo della scuola che, dopo essere sceso in piazza a inizio d´anno, nelle ultime settimane è passato alla resistenza via mail. Con tante piccole denunce, assemblee e raccolte di firme guidate dai rappresentanti di classe. Missive del disagio, sui problemi di ogni giorno. Non solo. Domani, alle 17, alle Guido Reni l´assemblea delle scuole, il movimento di genitori e insegnanti, si riunirà per scaldare i motori della mobilitazione sulle nuove iscrizioni. «Cerchiamo di costruire una anagrafe delle situazioni che non vanno nelle scuole perché ovunque ci vengono segnalate situazioni disastrose», dice il maestro Mirco Pieralisi.

Il direttore Aiello getta acqua sul fuoco e sull´emergenza fondi che mancano annuncia: «Il ministero ha cominciato a pagare, ad alcune scuole sono arrivati più soldi di quelli attesi, basta attendere, ci vuole pazienza». Sul capitolo supplenti Aiello ammette «ritardi nella pubblicazione delle graduatorie». «Ma le scuole devono chiamarli, i soldi ci sono». E poi, «abbiamo risolto il problema dell´inglese e delle ore alternative alla religione, ora stiamo facendo un monitoraggio sugli insegnanti di sostegno». Una ferita aperta: secondo sindacati e associazioni mancano ancora 48 docenti per gli studenti disabili.

(26 novembre 2009)

sabato 14 novembre 2009

-- Il 17 novembre al liceo "Pansini"

In occasione della giornata di mobilitazione degli studenti, i ragazzi del Pansini hanno concordato un'assemblea di istituto che prevede 11 laboratori svolti in collaborazione con i docenti:

Il 17 novembre è la giornata internazionale della mobilitazione studentesca e rientra tra quelle date, per uno studente, di fondamentale importanza. Indetta nel 2006 dal World Social Forum e scelta per il grande significato che ha avuto nella storia della mobilitazione studentesca, infatti:
- il 17 novembre 1939 centinaia di studenti cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti.
- il 17 novembre 1973 studenti greci furono massacrati dai carri armati del regime ad Atene.
Questa giornata è stata inizialmente lanciata in Italia dall’ UDS che, ormai da alcuni anni, per questo giorno indice manifestazioni nelle principali città italiane. Tuttavia spesso tali incontri assumono un valore puramente estetico, tralasciando quelli che sono i temi inisiti in questa data, diciamo questo senza voler mettere in dubbio il lavoro dell’ UDS, quanto l’ attività stessa della mobilitazione in strada, eccessivamente dispersiva in queste occasioni se il fine ultimo, che si vuole raggiungere, è un adeguata informazione e soprattutto un vero coinvolgimento in quello che è lo spirito di questo giorno. Ed è proprio partendo da tale fine che il Pansini propone per il giorno 17 una cogestione dell’ istituto, per un sorta di giornata dello studente. Saranno organizzati laboratori tematici, si parlerà: di arte, di politica e di musica. Tali laboratori saranno tenuti in parte dagli stessi studenti, in parte da professori e riempiranno l’ intera giornata scolastica.
Di seguito il programma dettagliato della giornata:
I LABORATORI
1)Sara Troise – Margherita Foresti: arte specchio di una società in declino.
2)Andrea Salvorossi - Lorenzo Masnata: Storia di un impiegato di Fabrizio de Andrè
3)Cristiano Ferraro - Antonio della Croce: Ezra Pound e i movimenti a esso affini.
4)Alessandro Oliveri del Castillo – Claudia D’ Angelo: Incontro scontro tra etica e politica
5)Camilla larghi: Laboratorio di arti visive
6)Aureliana natale: Lettura in chiave moderna di William Shakespeare
7)Robin Daniele Grasso: Diversamente manifestanti (la notte bianca del Pansini)
8)Roberta Polverino - Giulia Trombetti: Interventi civili di pace
9) Pacchetto sicurezza (Prof. Lombardo)
10)La riforma della scuola (Prof. Palombo)
11) La globalizzazione (Prof. Giannotta)

Gli incontri si terranno tra le ore 8:30 e le ore 12:30 presso la succursale e saranno divisi in due sessioni, così da permettere a ogni ragazzo di prender parte a più di un incontro. Gli orari definitivi dei singoli laboratori saranno diffusi nei prossimi giorni.

-- Firma l'appello di Saviano

Ricevuto per far girare!

Firma l'appello di Roberto Saviano per il ritiro della legge ammazza giustizia per l'impunità di Berlusconi e di tutti i potenti:

http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391117

Giuseppe Aragno

giovedì 12 novembre 2009

-- C'è da leggere

C'è roba interessante su

http://WWW.GRUPPOABELE.ORG/IMAGES/FILE/SCUOLA.PDF
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20091112092420
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20091111211543

lunedì 9 novembre 2009

-- Merito! Merito! Alalà!

di Vincenzo Pascuzzi

Negli ambienti scolastici ricorre, da un po’ di tempo, il termine “merito”. Insistente, frequente, sottolineato. Sembra quasi sentire l’eco del grido …. Merito! Merito! Alalà! quale attuale parafrasi del dannunziano, e poi fascista, Eja, Eja, Alalà.

Come il termine “comunista” (ma questo è solo un esempio per capire un espediente dialettico) risuona quale sicura, rapida e sbrigativa scorciatoia per (tentare di) addossare il torto ad altri, anche la parolina “merito” risuona quale sicura e rapida scorciatoia per (tentare di) avere per sé il consenso, per appropriarsi della ragione, per giustificare qualsiasi proprio annuncio, provvedimento, iniziativa, cantonata, rinvio, omissione e anche per affermare implicitamente di possederlo, il merito, e di saperlo quindi valutare negli altri.

Altri termini, usati analogamente a merito, sono: responsabilità, rigore, razionalizzazione, competenza. Le espressioni tipiche usate sono: «la scuola del merito e della responsabilità», «riportiamo a scuola il merito e il rigore», «il partito del merito», «la scuola della competenza, del merito e della responsabilità», «si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione», «docenti, carriera per merito».

Ma quale è, o potrebbe essere, la ragione che richiede il ricorso all’uso del termine “merito” e ai vantaggi dialettici connessi?

All’origine di tutto c’è un problema reale e rilevante: gli insufficienti apprendimenti scolastici dei nostri studenti uniti spesso a comportamenti indisciplinati. I nostri governanti, che sono in imbarazzo e in difficoltà di fronte alle classifiche internazionali, vorrebbero migliorare la posizione della scuola italiana. Per farlo, occorrerebbero: serie analisi della situazione, individuazione delle cause, opportune scelte strategiche, programmi ripartiti nel tempo, finanziamenti adeguati. Insomma una riforma vera, valida e graduale della scuola, magari e meglio se condivisa fra destre e sinistre. Chiaramente ciò non è facile non solo da attuare ma forse anche da pensare e progettare.

Allora si ripiega verso una cura di prevalente o sola immagine, di facciata, cosmetica. Ci si accontenta di imbellettare le apparenze invece di intervenire e incidere sulla sostanza. Per meglio spacciare questa pseudo-soluzione per soluzione vera, si modifica l’approccio al problema, se non il problema stesso. Si comincia col semplificare e mistificare le cause, ciò che è all’origine della situazione, e i responsabili. Ecco allora: i “guasti” del ’68 (40 anni fa!), il buonismo, il lassismo, la sinistra, la mancanza di rigore, di merito; i ragazzi che non studiano e i prof che non li bocciano abbastanza (così, per loro capriccio?!). Modificato il problema, spacciare la soluzione è poi semplice: indietro tutta, ingraniamo una robusta retromarcia, riportiamo i buoi nella stalla, mettiamo votacci, bocciamo di più.

Così si rinuncia a cercare le cause vere, si fa una diagnosi che giustifichi la terapia disponibile (per qualcuno peraltro congeniale). I docenti non vengono coinvolti, nemmeno informati, ricevono solo ordini, idem per studenti e famiglie. Si prescinde dai cambiamenti intervenuti in oltre 40 anni, dall’aumento del numero degli studenti (alle medie superiori si è passati da 400.000 unità a 2.500.000, sei volte di più!), dai programmi scolastici datati, non si impostano interventi graduali e pluriennali, non si individuano indicatori di successo/insuccesso, si ignorano problemi quali la massiccia dispersione scolastica (pari al 20%), la burocrazia ipertrofica e asfissiante (carte e carte, circolari, relazioni, …), la sicurezza e l’idoneità degli edifici scolastici, l’aggiornamento dei docenti. Il tutto poi viene abbondantemente condito e insaporito con gli ingredienti imposti dal MEF che obbligano a tagli, tagli e tagli!

Il merito (sempre lui) ricorre anche per quanto riguarda la situazione dei docenti e, in particolare, le loro retribuzioni.

Che gli insegnanti siano malissimo retribuiti, lo sanno anche i sassi e questa è anche una causa, indiretta e minore (ma non tanto), dei mali della scuola. Se possono, i laureati migliori non fanno gli insegnanti. Essendo sotto-pagati, alcuni (chiamiamoli pure fannulloni, comunque non sono certamente la maggioranza) si impegnano al minimo, non sono incentivati ad aggiornarsi, a volte sono costretti a un secondo lavoro.

La situazione retributiva è talmente grave e paradossale che Piero Citati, nel luglio 2007, proponeva: “raddoppiamo gli stipendi ai professori” in quanto ”gli insegnanti sono diventati una specie di sottoproletariato”. La provocazione riguardava la fattibilità economica non la giustezza dell’obbiettivo.

Ci sono poi i precari cioè i supplenti, dei quali la scuola non può fare a meno ma mantiene (nel numero spaventoso di 100-200.000!!) sospesi in una situazione infame e immorale, sempre per motivi economici e di risparmio.

Queste situazioni vengono tenute in caldo (in stand-by!) dal governo ipotizzando, per la prima, vaghe, bizzarre e bizantine selezioni in base al “merito” per poi ripartire - forse, solo ad alcuni e in futuro - una frazione dei risparmi ottenuti con la riduzione del personale (una sorta di cannibalismo) e, per la seconda, graduatorie in più provincie e strani accordi estorti a Regioni e sindacati per riciclare sotto altro nome l’indennità di disoccupazione.

Così siamo arrivati alla critica situazione attuale abbondantemente descritta e denunciata più su internet – siti, blog, forum, liste - che sui media. Vedremo cosa succederà ancora. Intanto si continua a ripetere, e con enfasi, il solito slogan: Merito! Merito! Alalà!

venerdì 30 ottobre 2009

-- Se la Scuola funziona a " regime"

Data: Venerdì 30 ottobre 2009, 09:43


Ecco i premi e le punizioni di Brunetta
creato da Carlo Avossa Ultima modifica 28/10/2009 06:27

Il Governo si prende la delega per riformare la publica amministrazione in senso aziendalista. Il risultato sarà pessimo per la qualità della scuola

Il 9 ottobre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Legislativo di attuazione della legge Brunetta di riforma della pubblica amministrazione.
Il Decreto contiene la Delega al Governo (cioè a Brunetta) per attuare una serie di provvedimenti.
Essi sono numerosi e riguardano l´intero assetto del lavoro pubblico.
Non si vuole qui trattare l´intera materia: sono e saranno i sindacati a dare un giudizio complessivo sul quadro che i provvedimenti disegnano. Basterà qui accennare al fatto che i sindacati che potremmo definire filogovernativi (Cisl, Uil, Snals) sono, in tutto o in parte, d´accordo con i provvedimenti Brunetta; la Cgil ed il cosiddetto "sindacalismo di base" sono in netto disaccordo.
Quello che occorre qui sottolineare è il quadro "premiale" e punitivo che il Governo traccia.
Eccolo.

LA VALUTAZIONE DELLE STRUTTURE E DEI DIPENDENTI

Per assicurare elevati standard qualitativi (fine in sé nobile) verrà costituito un organismo centrale per la valutazione.
La prima cosa che si nota è che la nuova struttura avrà finanziamenti alti e prebende favolose. Nella situazione in cui le scuole soffocano per la mancanza di fondi la cosa è perlomeno immorale e sicuramente inefficace: non si possono fare le nozze con i fichi secchi e pagare in modo sfrontato i valutatori mentre le scuole non sanno come pagare le fotocopie è un controsenso.
Non un centesimo è stato stanziato per promuovere la formazione del personale, che sarebbe in realtà l´unico vero modo per elevare la qualità del servizio. Un servizio che fa formazione non può vivere senza formazione: ma questo, per Brunetta, è evidentemente secondario.


PRINCÌPI E CRITERI FINALIZZATI A FAVORIRE IL MERITO E LA PREMIALITÀ

Brunetta si è assicurato la delega a disporre della meritocrazia, valore su cui concordano, purtroppo, tutte le rappresentanze parlamentari ma che non risolvono e non risolveranno i problemi della scuola, anzi li aggraveranno, come è stato già argomentato in un altro documento (Vedi MERITO, MERITOCRAZIA, MOTIVAZIONE). Forse perché suffragato da un´opposizione parlamentare che è sostanzialmente d´accordo con esso, il progetto meritocratico procede speditamente: la selezione mediante un meccanismo di concorsi riconoscerà un salario migliore ai "più meritevoli" ed un salario inferiore ai meno.
Questo toglierà ai sindacati (riconosciuti dalla Costituzione) la possibilità di trattare con il Governo l´ordinamento del personale e il riconoscimento della carriera. E questo è un problema democratico: ci troviamo di fronte ad un datore di lavoro (il Governo) che rifiuta di contrattare con i rappresentanti dei lavoratori argomenti fondamentali. Il Governo, essendo Governo, può stabilire per legge quali regole porre. Dire che questa è democrazia è dire una sciocchezza.
Ma non si vuole qui sottolineare questo elemento, per quanto importante. Si vuole far notare che la selezione farà emergere una èlite (per legge, non potrà essere superiore al 25% del personale) che si staccherà dal resto del corpo docente, rompendo il principio di collegialità che è quello che qualifica e fa funzionare la scuola.
Un 50% del personale rimarrà nella "zona grigia", nel limbo del docente "ordinario", comune; un rimanente 25% sarà precipitato nell´inferno dei "cattivi", che avrà un salario ridotto rispetto agli altri.
Possiamo immaginare lotte al coltello per raggranellare le briciole di salari comunque bassi e non adeguati al livello europeo. Ma bisogna rendersi conto che questa situazione di competitività interna non ha mai fatto e non farà mai la qualità di un servizio. Andate a chiederlo all´Alitalia o agli Istituti bancari statunitensi. La lotta interna è stata ed è feroce, ma questo non ha impedito crisi, fallimenti, tracollo dei servizi.
Brunetta ripropone l´illusione liberista, sconfitta dalla storia e dall´economia, per cui una maggiore competizione garantisce il mondo migliore possibile. Non è vero e lo sanno tutti.
Brunetta finge soltanto di non saperlo.


PRINCÌPI E CRITERI IN MATERIA DI SANZIONI DISCIPLINARI

La delega che Brunetta ha avuto (o meglio: si è preso) inserirà nel contratto nazionale, sempre con lo stesso meccanismo di rifiuto del confronto, nuove regole per licenziare e punire i dipendenti "fannulloni".
Anche in questo caso è sconfortante osservare quanto la virulenza punitiva di Brunetta trovi un contrafforte nell´uguale ubbia sanzionatoria dell´opposizione parlamentare, che ha "tirato la volata" al nostro Dracone domestico.

Tutto è demandato al Governo, nulla sarà contrattato con le parti sociali. Sarebbe facile chiamare tutto questo con il nome di dittatura del Governo.
I meccanismi punitivi escogitati dal Punitore escludono anche talora la possibilità che l´interessato possa tutelare i propri interessi (licenziamento del personale ritenuto inidoneo per motivi psicofisici); sono soppressi i collegi arbitrali di conciliazione, si riducono le possibilità di impugnare un provvedimento punitivo.
Sono ampliati i poteri dei Dirigenti Scolastici o a volte essi sono obbligati a intraprendere azioni punitive, anche in assenza di comportamenti del dipendente che abbiano rilievi penali.
A parte la sfacciata negazione dei meccanismi di garanzia, è evidente il modello di scuola che viene disegnato.

Il meccanismo di premi, ma di più quello delle punizioni, configura una scuola-azienda, una scuola-regime, o forse ambedue le cose.
Una scuola in cui la mannaia è pronta per chi dissente (è trasparente il caso di "condotta aggressiva o molesta" che causa licenziamento senza preavviso), che formerà una corte di yes men o yes women attorno al Dirigente-padrone, che creerà un clima di intimidazione e di delazione: chi non "collabora" con il Dirigente che istruisce un provvedimento punitivo verrà punito a sua volta.
Come si può pensare una comunità scientifica in questi termini? Come una comunità che educa?

Il processo per costruire le scuole a misura di Dirigente (e quindi di Governo) si sta perfezionando. La scuola non è più una comunità che apprende e che elabora, è una corte, una struttura piramidale, governata dai meccanismi dell´accaparramento, della delazione, delle coltellate alla schiena.
Brunetta sentirà forse profumo di azienda, in tutto questo, anche in mondo in cui le ideologie liberiste ed aziendaliste stanno conoscendo una sconfitta storica ed ideale senza precedenti.

Il popolo che ama la scuola della Costituzione sentirà solo puzza di regime.

giovedì 29 ottobre 2009

-- Il nazismo cominciò con molto meno

da www.tuttoscuola.com

Polemica in Veneto per l'assistenza ai disabili

E' polemica per una proposta di legge regionale che verrà discussa nei prossimi giorni nel consiglio regionale del Veneto per l'assistenza ai disabili (di ogni età), riservata a chi è nato nel territorio regionale o vi risiede da almeno cinque anni.

La polemica è motivata dal fatto che in commissione regionale sanità il testo è passato all'unanimità, ma in vista della discussione in aula il Pd ha preso le distanze non condividendo la proposta.

Se il contrasto è di natura politica con distinguo e sconfessioni all'interno dell'opposizione, c'è chi, anche all'interno della maggioranza, esprime alcuni dubbi sulla opportunità della norma.

Se la legge verrà approvata nei termini previsti di esclusione nei confronti di chi non risiede nel Veneto da almeno cinque anni, è certo che la polemica avrà un seguito con qualche strascico nazionale anche all'interno del mondo scolastico.

C'è da ricordare, in proposito, che la legge quadro sull'handicap (legge 104/1992) prevede che tutte le disposizioni in essa contenute (assistenza, diagnosi, integrazione, ecc.) si applicano "anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale..."

Se vale per gli stranieri....

mercoledì 21 ottobre 2009

- La scuola appaltATA

- di Marina Boscaino

Quel vero e proprio esercito di precari che il governo Berlusconi ha ideato, preventivato e poi implacabilmente creato nella scuola italiana non comprende solo docenti di tutti gli ordini e gradi. L'operazione di mistificazione, manipolazione e contaminazione di coscienze e concetti che ha portato - tra le varie conseguenze - alla cessazione di qualsiasi speranza di impiego per 130.000 persone, gente in carne ed ossa e non numeri astratti che sfiorano la nostra percezione spesso senza suscitare emozione, empatia, solidarietà, ha coinvolto anche il personale Ata. Che, nella tassonomia dei precari, "sfigati" d'elezione del XXI secolo, occupa il livello più basso. Soprattutto quando si tratta del personale ausiliario: come si dice, con un termine, spesso venato di sottile disprezzo, "i bidelli".

Il minimo comune denominatore dei tagli sono una serie di parole che vengono da lontano, che affondano la propria esistenza in bisogno d'ordine, efficientismo, razionalizzazione e si intrecciano con un'altra parola, buona per tutte le stagioni: merito. Il mix di queste etichette è stato rassicurante per una parte dell'opinione pubblica. Che non ha ritenuto importante notare che sotto questo paradigma si coniugavano una serie di attacchi a diritti fondamentali, primo tra tutti quello ad una scuola laica, pubblica, pluralista, di tutti e per tutti. L'uso improprio che ne fanno coloro che ci governano serve, infatti, solo a venare di presunta eticità un'operazione iniqua e colpevole, tesa ad impoverire il diritto al lavoro e il diritto allo studio dei ragazzi. Quelle parole sono sfrondate definitivamente della loro potenzialità positiva; si usano solo per accompagnare, venandolo di nobiltà, il più grande licenziamento di tutti i tempi.

mercoledì 14 ottobre 2009

-- Modificata la materia delle sanzioni disciplinari per i docenti

da www.tuttoscuola.com

Il decreto legislativo di riforma della Pubblica Amministrazione, varato definitivamente dal Consiglio dei ministri nell'ultima seduta, è ricco di novità di ampia portata per i dipendenti pubblici, compresi quelli della scuola.

Gli articoli da 502 al 507 del Testo unico delle norme in materia di istruzione sono abrogati. Sono gli articoli che riguardavano le sanzioni disciplinari per i docenti, quali l'avvertimento scritto, la censura, la sospensione dal servizio e la destituzione.

La riforma della materia attesa da anni e legata alla riforma degli organi collegiali della scuola è quindi arrivata attraverso questo decreto legislativo, cosiddetto Brunetta, che regolamenta in modo diverso, anche per gli altri dipendenti pubblici, la materia del disciplinare.

Gli articoli 67, 68 e 69 del decreto legislativo regolano, infatti, in modo diverso i contenuti della materia, individuando nuove competenze e attribuzioni dei dirigenti preposti.

Prima del decreto legislativo in oggetto, i dirigenti scolastici potevano irrogare al personale docente soltanto l'avvertimento scritto. Ora, invece, a quanto si può dedurre dal testo e in attesa dei necessari chiarimenti da parte del Miur, il campo di intervento in materia di sanzioni disciplinari si amplia notevolmente.

venerdì 9 ottobre 2009

-- Il dolore d'una pugnalata

Giuseppe Aragno - 06-10-2009


Non so se sia vero, ma si dice che il dolore d'una pugnalata non si senta subito acuto com'è destinato a diventare dopo che la ferita è inferta. Certo è che il colpo vibrato alla schiena della scuola dall'avvocato Gelmini sul momento non è apparso devastante al personale della scuola, quanto invece intuirono che fosse gli studenti. Un anno fa, di questi tempi - me ne ricordo bene - l'onda montante della protesta studentesca si muoveva nelle vie e nelle piazze come un corpo vivo, multicolore, forte della giovinezza e, per ciò stesso, tanto sicuro di sé quanto evidentemente solo e, paradossalmente orgoglioso d'una solitudine destinata a produrre debolezza. Un anno fa, di questi tempi, nelle scuole già ferite a morte, gli studenti erano in armi e i docenti assenti dal campo.
"Noi la crisi non la paghiamo" era lo slogan che si sentiva correre di piazza in piazza, che incendiava le università e accendeva di speranza le scuole medie superiori. Nella passione dell'autogestione gli studenti produssero analisi pregevoli, denunciarono i guasti della privatizzazione, scoprirono le mille trappole apparecchiate da un governo culturalmente indigente, politicamente reazionario, povero nel personale politico, fermo nelle pastoie della penosa vicenda giudiziaria del suo leader. Non era solo questione di moduli e maestro unico e nemmeno, come ancora in parte riteniamo, di una devastante operazione di cassa, che svuotava di risorse il pubblico per tamponare le falle aperte nel bilancio dello Stato dai costi e dalla corruttela della politica, dalle spese di guerra e dagli effetti d'una crisi del capitale di dimensioni epocali. Emergeva in tutta la sua gravità la condizione di regressione e di imbarbarimento di un Paese pronto a consegnarsi con singolare faciloneria alla xenofobia separatista e leghista, all'avventurismo del "Partito Mediaset" e al neofascismo modernizzato da Fini e Tatarella. Riemergevano la violenza poltica dell'estrema destra, che giunse a schierarsi in armi a Piazza Navona, le tare d'un capitalismo nato malato, intisichito da un borghesia senza rivoluzione, intossicato dagli oscuri rapporti con la malavita organizzata, eternamente invischiato nelle pericolse relazioni massoniche tra banca, industria politica e finanza, perennemente afflitto da un'avidità di profitto pari solo alla pervicace tendenza all'evasione fiscale. Gli studenti dell'Onda l'avevano intravisto il pericolo vero che non stava solo nei tagli alla ricerca, nel licenziamento dei precari, nell'attacco ai livelli minimi di funzionalità del sistema formativo. L'avevano capito che il problema di fondo non era semplicemente quello della dottrina Gelmini sul "sessantottismo" o di Brunetta sul "fannullonismo", ed appariva chiaro che il supplente da conservare, l'organico da preservare, gli standard minimi da tutelare sarebbero poi stati un effetto e non la causa. La dignità delle condizioni materiali del lavoratore - non solo di quello della scuola - poteva essere salvata solo a condizione di aprire uno scontro senza precedenti sui diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione repubblicana e antifascista, avendo come controparte un governo che in nessuna delle sue componenti aveva come riferimento l'Italia nata dalla Resistenza. La dignità poteva esser salvata solo a condizione di fare della scuola il perno d'una battaglia senza quartiere contro una visione nuovamente classista della società, espressa da un capitalismo costretto dalla legge del profitto a rifiutare ogni possibile mediazione.
Oggi tutto è più chiaro. I precari, messi alla porta con una ferocia da prima rivoluzione industriale, sono isolati in un battaglia d'avanguardia coraggiosa ma disperata, come isolati furono gli studenti. I docenti prendono atto, registrano i danni, sono testimoni d'una Caporetto, ma ancora non saldano i ranghi, ancora non vanno a cercare i cassintegrati, i licenziati, i disoccupati e ancora non si schierano su un fronte unico con gli spezzoni dell'esercito sbandato della democrazia. E' drammatico ascoltarne l'impotente e continuo lamento per le classi divise, l'orario spezzettato in sedi lontane e il deperimento pauroso della qualità dell'insegnamento e, nel contempo, non sentire una voce combattiva e davvero solidale coi colleghi mandati a casa, non veder balenare la lama d'un pugnale che si accinga a restituire il colpo ricevuto, non ascoltare il proclama che conduca alla guerra per la democrazia. Fuori dalla scuola, tuttavia, nelle piazze oscurate dall'informazione di regime, per fortuna si lotta ancora con coraggio. E nella lotta, com'è sempre stato nella storia dei lavoratori, emergono soluzioni, nasce una consapevolezza nuova, si individuano obiettivi, si cercano alleati. Il tre ottobre, quando una stampa spesso pavida è scesa in piazza fuori tempo, oscurando la manifestazione nazionale dei precari, ancora una volta gli insegnati erano praticamente assenti. Come un anno fa, quando i nostri figli studenti ci chiedevano di agire e noi eravamo fermi. Eppure, davanti al Ministero da cui la Gelmini comanda le operazioni di smantellamento, Barbara, una precaria che ha cuore e testa, ci ha chiamati una volta ancora alla lotta. Val la pena di ascoltarla e riflettere. Non è retorica: il tempo comincia veramente a stringere

giovedì 1 ottobre 2009

-- Saltano le graduatorie. Nomine da rifare?

da www.tuttoscuola.com giovedì 1 ottobre 2009

Con ordinanza n. 4796/2009 il Consiglio di Stato non ha accolto l'appello del Miur per l'annullamento della sospensiva del Tar Lazio che alcuni mesi fa aveva bocciato il decreto ministeriale n. 42/2009.

Il decreto ministeriale, nel consentire il trasferimento a graduatorie di altre due province dei docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, aveva disposto che i trasferiti venissero collocati in coda alle graduatorie di nuova iscrizione.

Contro il decreto avevano presentato ricorso migliaia di docenti che avevano rivendicato l'iscrizione "a pettine", cioè l'inserimento nelle graduatorie secondo il punteggio posseduto. In particolare l'Anief, l'associazione dei precari, aveva sostenuto molti ricorso al Tar.

Il Tar Lazio aveva accolto i ricorsi, ordinando la sospensiva del provvedimento ministeriale, ma il Miur, per non compromettere gli adempimenti di inizio d'anno relativi alle nomine in ruolo e annue, aveva ignorato la sospensiva e, contestualmente, aveva presentato appello al Consiglio di Stato. Che l'ha respinto.

Si apre ora uno scenario imprevisto di cui è difficile prevedere la soluzione in tempi rapidi, visto che le nomine sono già state effettuate quasi tutte e che una revisione delle graduatorie avrebbe, comunque, tempi non brevi.

Sono anche da considerare le eventuali inziative dei controinteressati, cioè degli altri docenti che, scavalcati nelle nuove (eventuali) graduatorie, potrebbero a loro volta impugnarle.

Forse oggi, in occasione della prevista audizione alla Camera, il ministro Gelmini, come auspica l'Anief, potrebbe fornire primi chiarimenti.

lunedì 28 settembre 2009

-- COMUNICATO DI RETESCUOLE

Retescuole ritiene che la situazione che attualmente sta attraversando la scuola pubblica sia di estrema gravità. Le scuole che hanno solo sezioni a tempo pieno hanno avuto l'organico richiesto, e ciò è frutto senz'altro delle dure lotte sostenute nel milanese da docenti e genitori lo scorso anno scolastico. I posti che sono stati concessi, però, sono sull'organico di fatto, e dunque volatili. Nelle scuole elementari dove invece vi è una o più sezioni a modulo i tagli sono stati realizzati sconvolgendo anche l'assetto del tempo pieno. Nelle scuole medie lo scempio è ancora maggiore e le scuole superiori stanno entrando proprio in queste settimane nel tunnel che porterà alla riduzione generalizzata del tempo scuola. L'emergenza precari è sotto gli occhi di tutti. Ovunque sono state tagliate risorse per il sostegno alla disabilità, ovunque ci si ritrova con classi sovraffollate in spregio alla legislazione vigente sulla sicurezza. Il personale ata è stato ridotto compromettendo l'efficienza della sorveglianza, della pulizia e dei servizi amministrativi e tecnici. Tutte le scuole vantano crediti spaventosi nei confronti dello stato. La qualità della scuola pubblica, il benessere dei bambini e delle bambine e delle/degli adolescenti non è mai stato così a rischio.

Retescuole chiama il popolo della scuola a ritrovare rapidamente la propria combattività o passeremo i prossimi anni a lamentarci di non aver fatto abbastanza quando ne avevamo la possibilità. Chi pensa che i tagli al personale della scuola siano finiti e già questi gli sembrano tanti, si sbaglia: il ministero ha realizzato solo la prima tranche di un pacchetto che prevede la stessa quantità di tagli ripetuta nei prossimi due anni. Chi pensa che già così i nostri studenti e i nostri figli stiano stretti nelle classi e più di così non sia possibile, si sbaglia: il ministero prevede ancora migliaia di tagli derivati dai futuri aumenti del numero di alunni per classe. Chi pensa che la disabilità sia protetta dalla legge, di nuovo, si sbaglia: già oggi non sono assicurate le ore che gli stessi decreti della Gelmini assicuravano. Occorre muoversi, non serve borbottare da soli per i corridoi.

Come Retescuole chiediamo:

- ai membri dei consiglio di circolo e di istituto di ogni ordine e grado di mobilitarsi, trovarsi, riunirsi e stilare una piattaforma di rivendicazioni che supporti una vertenza generalizzata della scuola pubblica nei confronti dello stato. I cittadini pagano le tasse anche per la scuola pubblica, lo stato non può appropriarsene: sono soldi nostri.

- ai delegati sindacali di prendere iniziative all'altezza di una "ristrutturazione" che ha provocato migliaia di licenziamenti nella scuola, una situazione senza precedenti nel mondo lavorativo, anche a livello di industria.

- ai genitori e agli insegnanti di ragazzi disabili, di trovarsi, riunirsi e di assumere iniziative per sollevare pubblicamente lo scandalo dell'abbandono di questi ragazzi straordinari.

Chiediamo a tutti gli attivisti che in questi anni ci hanno seguito di smuovere nella propria scuola ogni organismo collettivo o rappresentativo perché prenda posizione contro gli attacchi ministeriali.

MA

Tutte queste iniziative sarebbero depotenziate se non ci fosse un momento centrale, unificato, dove tutte le emergenze della scuola pubblica non uscissero allo scoperto. Serve un momento in cui diventi visibile l'indignazione del popolo della scuola. A questo fine sono sicuramente importanti gli appuntamenti del 3 ottobre (manifestazione nazionale dei precari) e del 9 ottobre (sciopero studenti e Unicobas), ma è fondamentale mantenere la prospettiva dello sciopero del 23 ottobre (convocato da Cub, Sdl e Cobas) che offre l'opportunità e il tempo sufficiente per far crescere dal basso la protesta. Non si tratta di aderire a questa o quella piattaforma o sigla sindacale: come sempre per noi si tratta semplicemente di una occasione di protesta di cui appropriarci come popolo della scuola. Chiediamo ai docenti ed ATA di aderirvi al di là della tessera sindacale che si ha in tasca, a tutti i settori studenteschi di parteciparvi, a tutti i genitori che ne hanno la possibilità di aderirvi. Chiediamo ai sindacati scuola di Cgil Cisl e Uil di confluire anche loro su questo appuntamento. Mandiamo un segnale forte e unitario al governo. Il popolo della scuola non si arrende.

quelle e quelli di Retescuole

venerdì 25 settembre 2009

-- L'insegnante straniera che guarda compiaciuta la scuola italiana

da www.tuttoscuola.com venerdì, 25 settembre 2009

E' arcinoto che l'italiano è inguaribilmente esterofilo in tutti i campi, compreso quello scolastico.

Ad, esempio, per molti osservatori di casa nostra il sistema scolastico inglese costituisce il modello ideale da seguire. Un interessante articolo pubblicato su "Il Giornale" sembra invece smentire autorevolmente questo luogo comune.

Testimone di una critica a tutto campo al sistema scolastico inglese è una non meglio identificata docente di scuola primaria inglese conoscitrice anche del sistema scolastico italiano.

L'insegnante critica vari aspetti del sistema scoalstico del suo Paese (programmi eccessivamente essenzializzati, esclusione del mondo personale degli studenti dalle loro attività espressive, non sequenzialità temporale degli studi storico-antropologici, asistematicità degli apprendimenti, attività preparatoria delle lezioni eccessiavmente schematica, ecc.).

In particolare viene criticato il disallineamento nella scuola primaria tra classe anagrafica e livelli di apprendimento che determinano gruppi di livello che si aggregano e disaggregano in base ai livelli raggiunti in una data disciplina, generando una aggressività diffusa.

Dopo tanta critica, l'insegnante britannica rivolge uno sguardo compiaciuto ai bambini italiani, esprimendo apprezzamento e meraviglia, colpita dalla loro innocenza, a confronto dei suoi, aggressivi al punto da prendere a pugni l'insegnante.


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martedì 22 settembre 2009

-- VIVA LA SCUOLA

Da: barbara
Oggetto: [gelmini_no] Vivalascuola. Il primo giorno di scuola.
A: gelmini_no@yahoogroups.com
Data: Domenica 20 settembre 2009, 19:58



Inoltro..... .
Ciao a tutti/tutte.
Barbara

Vivalascuola. Il primo giorno di scuola

Posted by giorgiomorale on September 14, 2009

Ecco il primo giorno di scuola a Napoli, Torino, Milano 1 e 2, Bologna, Terni, Prato, Roma, Ancona, Reggio Calabria, Messina, Palermo... Comincia l'anno del taglio di 42.000 posti di lavoro, non supportato da alcun atto normativo (vedi qui). Il nuovo anno si apre nella incertezza delle norme (vedi qui) e nella protesta (vedi qui e qui). Vivalascuola augura un buono anno scolastico.

Per conoscere la scuola del ministro Gelmini

La scuola elementare

TAGLIO DEGLI ORGANICI E "MAESTRO UNICO"
Hanno ridotto il numero dei docenti: 16 000 in meno in tutta Italia, 470 solo nella provincia di Milano. La riduzione proseguirà inesorabile nei prossimi due anni fino ad ottenere i 30.000 tagli previsti. Anche gli specialisti di inglese sono destinati a sparire: ogni maestra/o dovrà insegnare inglese dopo un corso di 200 ore...
Anche il personale ATA è stato fortemente ridotto: i tagli a livello nazionale sono stati 15.000 mentre 30.000 sono quelli previsti per i prossimi due anni.
Obiettivo primario del ministro: imporre il maestro unico per ottenere il risparmio previsto dalla legge finanziaria (8 miliardi di Euro in 3 anni; per intenderci esattamente la metà di quanto ci costeranno i 131 cacciabombardieri JSF acquistati dal nostro paese).
Ma è possibile ritornare oggi alla formula del maestro "tuttologo" di cinquant'anni fa? Le mobilitazioni di genitori e insegnanti hanno sostanzialmente bocciato il modello del maestro unico (meno del 3% di richieste in tutta Italia) e anzi è aumentata
la richiesta di Tempo Pieno.

MENO TEMPO SCUOLA, MENO SOSTEGNO E ZERO COMPRESENZE
Prosegue inesorabile anche la riduzione del tempo scuola e del sostegno ai bambini e alle bambine con disabilità. Nella maggior parte delle classi il Tempo Pieno viene privato delle ore di compresenza, che saranno destinate a coprire i tagli e le supplenze. Togliere le compresenze vuol dire impedire laboratori (ad esempio quelli di informatica, impossibili da gestire da una sola maestra con 27 bambine/i), uscite (per legge 1 adulto ogni 15 bambini) e attività di recupero! In molte scuole è ormai impossibile attuare anche i modelli orari di 30 e 33 ore (ex modulo), quelli più diffusi al di fuori delle grandi città.
Il Tempo Pieno non è una formula oraria, è un modello didattico-pedagogic o!
Se la scuola riduce l'orario settimanale dovrà per forza insegnare di meno.
Lo scorso anno i genitori hanno firmato in Lombardia oltre 28.000 domande di iscrizione "integrative" in cui hanno richiesto le 40 ore, il doppio organico e 4 ore di compresenza. Queste domande sono state consegnate al Ministero assieme alle altre 230.000 richieste analoghe raccolte in tutta Italia.

AFFOLLAMENTO
Per "risparmiare" oltre 4800 insegnanti in tre anni, dal prossimo anno si potrà arrivare a 27 alunni per classe. Sarà sempre più difficile realizzare interventi adeguati su tutti gli alunni e ampliare l'offerta formativa.

TAGLI AI BILANCI DELLE SCUOLE
Lo scorso anno le scuole non hanno ricevuto il contributo dallo Stato per pagare le spese di ordinaria gestione. Materiale di cancelleria, fotocopie, spese telefoniche, materiale di pulizia ecc. spesso sono stati finanziati dai contributi "volontari" (sic!) dei genitori. Tutte le scuole hanno bilanci drammaticamente in rosso e vantano crediti nei confronti dello Stato.
I fondi per le supplenze sono stati tagliati di oltre il 50%. I/le maestri/e assenti per malattia non verranno sostituite. Ciò compromette gravemente il normale svolgimento dell'attività didattica e lede il diritto allo studio dei bambini e delle bambine.

* * *

La scuola media inferiore

DOVE SONO LE ORE DI RECUPERO O POTENZIAMENTO? E I PROGETTI, CHE FINE FANNO?
Per effetto della riconduzione delle cattedre a 18 ore, l'aumento del numero di alunni per classe e la riduzione del tempo scuola sono state tagliate 1000 cattedre nel milanese (2.600 in Lombardia e 17.500 a livello nazionale). Gli insegnati di lettere, ad esempio, faranno solo lezioni frontali e non potranno più svolgere attività in compresenza (potenziamento, recupero e progetti). Per lo stesso motivo, non potranno più insegnare italiano agli alunni stranieri. Chi lo farà? Anche il personale ATA (non docente) è stato fortemente ridotto: i tagli a livello nazionale sono stati 15.000 mentre 30.000 sono quelli previsti per i prossimi due anni.

E I LABORATORI?
Siccome sono sparite le compresenze e sono stati ridotti gli orari, i laboratori sono a rischio. Prima infatti il laboratorio di informatica era spesso organizzato sfruttando le compresenze nelle ore di educazione tecnica. La classe era divisa in due gruppi che si alternavano nelle esercitazioni informatiche. Adesso non è più così e se la scuola non ha le risorse economiche per pagare esperti esterni, non può più garantire questo servizio.

TI PARE POSSIBILE?
Il numero degli alunni è aumentato fino a 30 per classe e non ci sono i docenti necessari a garantire le ore di sostegno di cui avrebbero diritto i ragazzi e le ragazze con disabilità. Per l'anno che inizia oggi c'è un docente di sostegno ogni quattro alunni diversamente abili.
In aule sovraffollate si insegna male ed è più difficile imparare. Bocciature e malessere non potranno che aumentare.

È ANCHE UNA QUESTIONE DI SICUREZZA!
Che succede se manca un docente?
I fondi per le supplenze sono stati tagliati di oltre il 50%, quindi è facile immaginare che in caso di assenza per malattia di un/una docente le classi saranno divise; si perderanno ore di lezione e i ragazzi e le ragazze si troveranno a condividere ambienti affollati e scomodi. Tutto ciò compromette gravemente il normale svolgimento dell'attività didattica e lede il diritto allo studio degli alunni e delle alunne.

BILANCI IN ROSSO
Non ci sono soldi per pagare le supplenze, né per il normale funzionamento della didattica. Materiale di cancelleria, fotocopie, spese telefoniche, materiale di pulizia ecc. spesso sono stati finanziati dai contributi dei genitori.
Tutte le scuole hanno bilanci drammaticamente in rosso e vantano crediti nei confronti dello Stato. Dirigenti e docenti fanno i salti mortali per assicurare la continuità dell'offerta formativa, ma quest'anno sarà quasi impossibile.

* * *

La scuola superiore

MA È SOLO L'INIZIO, BEN ALTRO POTRÀ ANCORA ACCADERE!
Nelle scuole superiori l'anno scolastico 2009/2010 comincerà con 400 insegnanti in meno a Milano, 1.000 in Lombardia e 11.000 in tutta Italia. Molti docenti precari sono stati espulsi dalla scuola, ma anche numerosi docenti di ruolo sono stati dichiarati soprannumerari. Dall'a.s. 2010/2011 per l'avvio del riordino di Licei, Tecnici e Professionali sono previsti ulteriori 15.000 tagli. Altri docenti precari non saranno riassunti e i docenti di ruolo in esubero saranno messi in mobilità e, se non ricollocati, rischieranno il licenziamento.
Anche il personale ATA è stato fortemente ridotto: i tagli a livello nazionale sono stati 15.000 mentre 30.000 sono quelli previsti per i prossimi due anni.

NUOVI CRITERI PER LA COSTITUZIONE DELLE CLASSI
Le classi saranno costituite da un minimo di 27 alunni per arrivare fino a 33. Le classi prime in cui sono presenti alunni diversamente abili dovrebbero essere costituite con un numero di studenti non superiore a 20, ma per rispettare il limite delle dotazioni organiche tale numero può essere superato.
In aule sovraffollate si insegna male ed è più difficile imparare. Bocciature e dispersione non potranno che aumentare.

RICONDUZIONE DELLE CATTEDRE A 18 ORE
Tutte le cattedre sono state ricondotte a 18 ore.
La riconduzione delle cattedre a 18 ore compromette la continuità didattica, impedisce la sostituzione di docenti assenti, nega la possibilità di attivare corsi di prima alfabetizzazione per gli studenti di madre lingua non italiana e insegnamenti alternativi alla religione cattolica.

TAGLI AI BILANCI DELLE SCUOLE
Tutte le scuole hanno bilanci drammaticamente in rosso e vantano crediti nei confronti dello Stato. Lo scorso anno le scuole non hanno ricevuto il contributo per pagare le spese di ordinaria gestione e per poter attivare i corsi di recupero necessari. I fondi per le supplenze sono stati tagliati di oltre il 50%. Tutto ciò compromette gravemente il normale svolgimento dell'attività didattica e il diritto allo studio dei ragazzi.
La privatizzazione del sistema di istruzione è avviata!

RIORDINO DELLA SCUOLA SUPERIORE
Il riordino della scuola superiore NON è legge. I Regolamenti previsti dall'art.64 della legge n. 133/08 non sono ancora stati definitivamente approvati dal Consiglio dei Ministri.
Secondo quanto previsto dagli Schemi di regolamento nell'a.s. 2010/2011 il riordino coinvolgerà non solo tutte le prime, ma anche le seconde di Licei e Tecnici. Le terze e le quarte dei Tecnici proseguiranno secondo gli attuali piani studio, ma con un orario settimanale ridotto a 32 ore. I Professionali passeranno a 34 ore (per arrivare a 32). A regime tutte le sperimentazioni spariranno e il numero di ore di laboratorio sarà significativamente ridotto. Nei Licei l'orario sarà di 27 ore al biennio e di 30 al triennio (31 al Liceo classico). Fanno eccezione i Licei artistico e coreutico - musicale che prevedono da 32 a 35 ore.
Tutte le scuole superiori dovranno costituire dipartimenti e un comitato tecnico scientifico che svolgeranno di fatto le funzioni affidate oggi al collegio dei docenti. Il comitato tecnico scientifico sarà composto in modo paritetico da docenti e da esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica.
Meno tempo a scuola rende più difficile sia insegnare che imparare. Nelle scuole superiori occorre più collegialità, dipartimenti e comitato tecnico scientifico al contrario la riducono.
(da ReteScuole)

lunedì 21 settembre 2009

-- 1 ottobre convegno a Napoli di Insegnanti Senza Frontiere

CLICCA SULL'IMMAGINE A DESTRA PER INGRANDIRE LA LOCANDINA

-- Nasce a Napoli "Insegnanti senza frontiere"

Cari amici, il 2 luglio 2009 (con un ufficiale atto notarile) si è costituita a Napoli la onlus "Isegnanti senza frontiere" per iniziativa di un gruppo di noi docenti.
Nel corso di un'assemblea (estiva) abbiamo subito raccoltouna quarantina di adesioni (soprattutto giovani):
Successivamente abbiamo costituito una redazione on line e tra pochi giorni sarà possibile seguire tutte le attività sul nostro sito (www.insef.it): per ora compare in chiaro solo la locandina qui allegata.
Per il lancio pubblico della nostra associazione abbiamo organizzato la manifestazione dell'1 ottobre alle ore 16.30 - presso la sede del Cidi - con la partecipazione di Roberto Beneduce che insegna a Torino antopologia culturale ed è presidente del "Centro Franz Fanon", di Valerio Petrarca che insegna nell'Università di Napoli ed è, tra l'altro, autore del libro "I pazzi di Gregoire" basato sull'esperienza vissuta in Africa e di un docente dell'Orientale che insegna lingua e cultura italiana.
L'associazione non è costituita da soli docenti; bensì - sulla base della più celebre esperienza di "Medici senza frontiere" - organizza coloro che intendano intervenire nel campo dell'integrazione, dell'educazione interculturale, delle competenze linguistiche, dell'inclusione sociale, dei diritti di cittadinanza, della fruibilità dei servizi, della lotta alle discriminazioni, dell'assistenza e consulenza per la progettazione d'interventi integrati, della promozioone culturale nel confronto delle diverse storie.
"Insegnanti senza frontiere" vuole essere partecipe del più ampio schieramento esistente contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, esclusione che sempre di più oggi minacciano la convivenza civile tra tutti gli uomini.
Spero d'incontrarvi per questa occasione. Un abbraccio da Vittorio Vasquez