venerdì 19 dicembre 2008

-- Regolamenti Gelmini: una sintesi dell'ANDIS



Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici

Approvati i regolamenti sul primo ciclo e sulla riorganizzazione della rete scolastica e per l’utilizzo delle risorse umane

E’ stato approvato dal Consiglio dei Ministri il regolamento inerente la “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’art. 64 del decreto legge 112, convertito con modificazioni dalla legge 133”. Il regolamento dovrà sottoposto, per i pareri obbligatori, al CNPI ed alla Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Enti locali.

Viene confermato il piano programmatico con alcune delle modifiche richieste dalle Commissioni di Camera e Senato.

Scuola dell’Infanzia
□ L’orario di funzionamento non viene modificato
□ Viene reintrodotto l’anticipo per i bambini che compiono tre anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento, sulla base di alcune condizioni (disponibilità dei posti e dei locali, dotazioni idonee)

Scuola primaria
□ Sono iscritti i bambini nati entro il 31 dicembre dell’anno scolastico di riferimento e possono essere accolti anche quelli che compiono i sei anni entro il 30 aprile.
□ “Il tempo scuola è svolto secondo il modello dell’insegnante unico o prevalente, che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze, e secondo le differenti articolazioni dell’orario settimanale a 24, 27, sino a 30 ore; è previsto altresì il modello delle 40 ore corrispondente al tempo pieno. Tali articolazioni riguardano a regime l’intero percorso della scuola primaria e, per l’anno scolastico 2009/2010, solo per le classi prime.”
□ Le classi successive alle prime per l’anno scolastico 2009/2010 funzioneranno secondo i modelli orari 27 e 30 ore, senza compresenze e nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009; le 40 ore corrispondenti al tempo pieno, nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009.
□ Per il tempo pieno sono confermati i due insegnanti. A livello nazionale rimane confermato il numero dei posti attivati per l’a.s. 2008/2009. Incrementi di posti saranno attivati sulla base delle economie realizzate.

Scuola secondaria di primo grado
□ L’orario annuale obbligatorio è di 990 ore, corrispondente a 29 ore settimanali, a cui vengono aggiunte “33 ore annuali da destinare ad attività di approfondimento di materie letterarie”.
□ Il quadro orario delle discipline (per l’orario obbligatorio) resta invariato, tranne che per italiano, storia, geografia (9 ore) + 1 ora di approfondimento in materie letterarie.
□ Nel tempo prolungato il monte ore va da 36 a 40 ore comprensive delle ore destinate agli insegnamenti e alle attività e al tempo dedicato alla mensa.
□ Le classi a tempo prolungato sono autorizzate nei limiti della dotazione organica dell’a.s. 2008/2009.
□ Le classi funzionanti a tempo prolungato devono svolgere attività in fasce orarie pomeridiane e devono garantire il funzionamento di un corso intero
□ Il quadro orario del tempo prolungato
Italiano, Storia, Geografia 15
Matematica e Scienze 9
Tecnologia 2
Inglese 3
Seconda lingua comunitaria 2
Arte e immagine 2
Scienze motorie e sportive 2
Musica 2
Religione cattolica 1
Approfondimenti a scelta delle scuole nelle discipline presenti nel quadro orario 1 o 2


Il regolamento sulla “Riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane” conferma sostanzialmente gli accordi presi in Conferenza unificata per quanto riguarda i criteri e parametri per il dimensionamento delle istituzioni autonome

□ Le istituzioni mantengono l’autonomia in presenza di un numero di alunni che nell’ultimo quinquennio sia stato tra le 500 e le 900 unità, fino a 300 nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità etniche e/o linguistiche. Il limite massimo di 900 non si applica agli istituti delle aree ad alta densità demografica
□ I parametri per la riorganizzazione dei punti di erogazione del servizio sono i seguenti:
o Plessi di scuola dell’Infanzia almeno 30 bambini
o Plessi di scuola primaria, almeno 50 alunni. Nei centri urbani, almeno 2 corsi completi
o Scuola secondaria di primo grado, almeno 45 alunni.
o Scuola secondaria di secondo grado, almeno 20 alluni per classe, con previsione di corso intero (per ogni indirizzo di studio o di specializzazione)
o Vengono considerate possibili deroghe per le situazioni disagiate

L’Andis approfondirà la parte del regolamento che interviene sulle modalità, sui criteri e sui parametri per la determinazione dell’organico e sulla costituzione delle classi e quindi sulla conseguente ricaduta per i modelli di scuola e per le proposte del Piano dell’Offerta Formativa, nonché su quanto resta dell’autonomia scolastica.

A cura di Loredana Leoni
18 dic. 08

giovedì 18 dicembre 2008

-- Un intervento dal "Vittorio Emanuele II" di Napoli

Penso che questa volta berlusca abbia proprio ragione: non è cambiato niente! A parte la scuola materna, che si è salvata dalla completa distruzione, alle elementari c'è ancora il maestro unico: infatti solo per il modello a 40 ore si prevedono due insegnanti ( e non uno/una che faccia otto ore al giorno!) ma comunque, per quel che capisco , il modulo è sparito: è cioè sparita l' articolazione delle competenze - sbaglio? Quanto alle superiori non è stata rimandata , se non in minimissima parte, la ridefinizione degli assetti orari (cioè delle competenze) - cosa che avrebbe fatto sperare - ma solo l' applicazione: ovviamente! perchè, direi, sarebbe stato impossibile realizzare un tale gigantesco rimaneggiamento in tempi così 'scannati' - la cosa fondamentale non è stata rimandata nè ripensata: il taglio dei fondi alle scuole pubbliche ( non alle paritarie), che a me sembra (che volete fa', il vizio della dietrologia!) il presupposto per la completa privatizzazione: cosa faranno le scuole senza soldi? cercheranno finanziamenti privati, che saranno amministrati in privato: il d.d. l. Aprea è alla Camera, e prevede la trasformazione dei Consigli di Istituto in Consigli d' amministrazione, la possibilità per le scuole di trasformarsi in Fondazioni, la completa LOCALIZZAZIONE E PRIVATIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO DEI DOCENTI con una radicale modifica dello stato giuridico (faremo proprio un altro mestiere!) - Cose già sognate e progettate dalla riforma Moratti - penso che questa volta ci riusciranno, anche perchè non c'è dibattito su questo, e in Italia il sogno della scuola privata è di molti - Ma anche se è di molti, io continuo a pensare che la scuola pubblica (veramente pubblica, cioè gestita dalla collettività) è il fondamentale presidio della civiltà e della democrazia - invio queste osservazioni ma non so bene a chi perchè non so come funziona questo sistema di gruppo -ciao a tutti - Mariarosaria Marino del Classico 'V. Emanuele II'

domenica 14 dicembre 2008

-- L'ANDIS: bene lo slittamento

In ordine allo lo slittamento dei provvedimenti governativi riguardanti la scuola al successivo anno scolastico, l'ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) esprime il suo giudizio favorevole, in quanto si evita una affannosa
rincorsa al nuovo, rischiando di peggiorare l'attuale sistema, che pur con
tutti i suoi problemi, consente il miglior funzionamento oggi possibile della
scuola italiana.

-- Slitta di un anno la riforma del 2° ciclo


di R.P.
Da fonti attendibili si è appreso che la riforma per le scuole superiori slitterà di un anno. A quanto pare hanno vinto le regioni che avevano chiesto al Ministro Gelmini di soprassedere riguardo al piano programmatico e alla attuazione dei nuovi quadri orari.
Alla fine il braccio di ferro fra Stato e Regioni si è concluso con la vittoria di queste ultime: la riforma del secondo ciclo sarà rinviata di un anno, i regolamenti si faranno ma con molta cautela, dopo aver consultato accuratamente tutte le parti in causa.
La notizia è trapelata nelle prime ore della giornata: pare che la decisione sia stata assunta proprio in prossimità del previsto incontro fra Ministro e sindacati, a seguito di una riunione politica ai massimi livelli.
Non è molto contento dell’esito della vicenda il ministro Tremonti che a questo punto incomincia ad avere seri problemi nel far quadrare i conti.
Il risparmio previsto per il 2009 (poco più di 450 milioni) dovrà derivare tutto dal riordino del I ciclo e quindi dalla introduzione del “maestro unico” e dalla riduzione oraria della secondaria di primo grado.
Qualche risparmio arriverà anche dalle operazioni di dimensionamento, ma si tratterà di pochi spiccioli al confronto delle cifre previste dalla legge 133.
La situazione, insomma, è paradossale: il movimento di protesta contro il “maestro unico” che per due mesi ha sconvolto le scuole e le piazze di molte città italiane (persino gli studenti universitari hanno bloccato le attività per sostenere il tempo pieno e per chiedere il blocco dei tagli di cattedre) ha conseguito il risultato di fermare la riforma del secondo ciclo ma non quella del primo !
La prossima settima, infatti, il Governo dovrebbe emanare lo schema definitivo di almeno due regolamenti, quello per il primo ciclo e quello per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche.
Dopo di che ci vorranno almeno tre mesi perché si arrivi al testo finale che dovrà essere recepito da un decreto del Presidente della repubblica.
I regolamenti sul secondo ciclo saranno rinviati forse al nuovo anno: d’altronde a termini di legge basta che venga approvati entro il prossimo giugno.
Il rinvio delle iscrizioni di un mese appare dunque superfluo, ma per capire meglio la questione è bene attendere almeno il testo del regolamento del I ciclo.
Intanto le scuole che hanno articolato l’anno scolastico in trimestri sono in difficoltà perché non sanno come debbano essere applicate le nuove norme contenute nella legge 169.
Su questa materia è atteso un decreto ministeriale di cui però non c’è ancora nessuna notizia, né ufficiale né ufficiosa.
11/12/2008

Slitta al 2010 la riforma dei licei e dei tecnici

I regolamenti per i nuovi licei, già previsti dalla riforma Moratti, e per i nuovi istituti tecnici definiti dalla legge 40/2007 sono pronti, ma una serie di ragioni politiche e organizzative hanno indotto il governo, su proposta del ministro Gelmini, a rinviarne l'applicazione al 2010-2011, anziché dal prossimo anno scolastico come prevedeva specificamente una disposizione legislativa.

I regolamenti, a quanto sembra, seguiranno ugualmente la procedura consultiva per la loro definizione (con approvazione degli schemi in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri il prossimo 19 dicembre) ma, anche se definiti probabilmente a gennaio-febbraio, andranno in attuazione un anno dopo, consentendo alle famiglie di orientarsi meglio nelle scelte, e ai docenti e alle scuole di prepararne adeguatamente l'applicazione.

Sarà anche l'occasione per aprire un ampio dibattito su una riforma attesa da almeno quarant'anni, sperando che non vi siano altre ragioni e interessi corporativi a frenare il cambiamento.

domenica 7 dicembre 2008

-- PIATTAFORMA DELLA RETE NAZIONALE PRECARI della SCUOLA.

Il movimento insegnanti precari rifiuta ogni tentativo di ridimensionamento della gestione statale dell’istruzione pubblica, che snatura la scuola statale nella sua funzione costituzionale del superamento delle differenze di sesso, religione, lingua, condizioni psico-fisiche e sociali.
Il sistema pubblico è il solo ad essere aperto a tutti, caratterizzato dalla libertà di insegnamento e dal pluralismo; esso è il solo modello che, se ben finanziato, può rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono l'eguaglianza dei cittadini. Questa funzione di emancipazione della scuola è stata notevolmente ridimensionata dalle politiche di tagli alle risorse destinate all’istruzione pubblica negli ultimi anni, in particolare con l’ultima manovra finanziaria della legge 133 (articolo 64). La piena attuazione dell’uguaglianza sostanziale richiede che sia assicurato a tutti i cittadini il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo personale e della partecipazione sociale, e ha come passaggio obbligato e ineliminabile la tutela di quanti abbiano minori possibilità culturali ed economiche.
La funzione principale che la scuola è chiamata a svolgere dalla Costituzione non è semplicemente quella di valorizzare gli alunni più meritevoli, ma di rendere possibile a tutti, compresi gli alunni più svantaggiati, la partecipazione attiva alla vita della scuola e successivamente della società. Invece, operazioni quali la reintroduzione del maestro unico, figura superata da decenni, cancellano anni di sperimentazione didattica e pedagogica basati sulla condivisione di responsabilità tra docenti e sugli approfondimenti disciplinari a favore del potenziamento, del recupero e dell’integrazione degli alunni.
“La promozione di una piena concorrenza tra istituzioni scolastiche” (PDL Aprea) che vede in competizione scuole pubbliche tra loro e scuole pubbliche con scuole private è alla base di un processo di destrutturazione del sistema dell’istruzione statale, che si sta evidenziando in maniera crescente. Il ridimensionamento del corpo docenti, l’aumento degli alunni per classe, la riduzione dell’orario d’insegnamento, l’accorpamento delle classi di concorso, la proposta di nuove forme di reclutamento (chiamate dirette dei dirigenti scolastici) e il ritorno del maestro unico, il taglio degli insegnanti di sostegno, vanno di pari passo con una politica di attribuzione delle risorse modulate in funzione della capacità di ogni scuola di attrarre il maggior numero di studenti. La funzione emancipatrice della scuola viene condizionata da una logica prevalentemente mercantile dove il preside da primus inter pares, sottoposto alla volontà collettiva degli organi collegiali, diviene come dirigente scolastico un amministratore completamente assorbito dalla spasmodica ricerca di finanziamenti esterni tendenzialmente ridotti nel numero e nell’entità. La proposta d’introduzione delle fondazioni di diritto privato all’interno del consiglio d’amministrazione delle scuole e la conseguente riduzione della rappresentanza dei docenti non è altro che una conseguenza della riduzione dei fondi pubblici e della loro diseguale distribuzione. La paventata competizione tra scuola pubblica e privata si riduce, nei fatti, in una “privatizzazione” della scuola pubblica e dei rapporti di lavoro che in essa si esplicano.
Come insegnanti precari siamo direttamente sottoposti alla mannaia dei tagli. Qualora mantenessimo saltuariamente il nostro posto di lavoro ci troveremmo ad operare in una scuola nella quale i nostri diritti verrebbero ancor più calpestati: l’assunzione diretta da parte dei dirigenti scolastici alimenta quelle tendenze all’arbitrio ed alla mancanza di regole nell’assunzione che già oggi, in alcuni casi appaiono latenti. Quale libertà d’insegnamento ci potrà essere in una scuola nella quale un dirigente scolastico, rafforzato nel suo potere rispetto ad organi collegiali ridimensionati, viene pesantemente condizionato dalle direttive indicate dalle fondazioni private?
La combinazione di autoritarismo all’interno e di mercantilismo e subalternità verso le fondazioni all’esterno sviliscono la qualità della didattica, la scuola come fattore di partecipazione collettiva e di elaborazione di un sapere critico e, quindi, di uno sviluppo sociale ed intersoggettivo della persona.
La modificazione dello stato giuridico del docente, accompagnato dalla riduzione del livello della contrattazione nazionale rispetto a quella regionale e d’istituto elimineranno, di fatto, una reale rappresentanza delle RSU nelle scuole. A ciò si accompagna una stratificazione gerarchica delle varie figure di docente (iniziale, ordinario, esperto) la quale fa presagire una futura condizione di cannibalismo e di progressiva erosione di diritti e la ricattabilità continua nei confronti dell’intero corpo docente. La nostra condizione di precarietà verrà, di fatto, estesa all’insieme dei lavoratori della scuola, eliminando la condizione di pariteticità e cooperazione tra insegnanti, che è la migliore garanzia di qualità ed efficienza nel sistema dell’istruzione.
Dietro le roboanti proclamazioni di meritocrazia e lotta ai fannulloni si nasconde un modello di società fondato sulla miope esaltazione dell’individuo decontestualizzato che si traduce, nei fatti, nella svalutazione delle qualità personali e nella conseguente valorizzazione del servilismo, della continua ricerca dell’ambizione individuale e del clientelismo. L’attacco che riceviamo immediatamente come insegnanti precari si connette, quindi, organicamente con l’attacco che stanno subendo gli insegnanti di ruolo, il personale ATA, gli studenti medi ed universitari e, più in generale, l’intero comparto dell’istruzione e del complessivo mondo del lavoro. L’alleanza tra noi è posta nei fatti.
La lotta in difesa della scuola pubblica e della qualità dell’insegnamento, la capacità di emancipazione sociale che la contraddistingue sono direttamente collegate con la difesa dei diritti dei lavoratori che in essa operano, con l’estensione del principio di collegialità tra le sue componenti contro ogni logica di autoritarismo. Contrastiamo radicalmente la logica che scaturisce dall’articolo 64 della legge 133, dalla legge 169 e dal PDL Aprea e, soprattutto in virtù della nostra condizione di precari, rifiutiamo l’impianto complessivo della riforma della scuola e dell’Università.
La possibilità di ottenere dei risultati passa attraverso la nostra autorganizzazione, la costruzione di un movimento unitario di insegnanti precari all’interno del più ampio movimento in difesa dell’istruzione pubblica.
Le nostre richieste più immediate, che sottoponiamo alla discussione di tutte le componenti del precariato della scuola e dell’università, sono le seguenti:

- Abrogazione dell’ articolo 64 e 66 della legge 133 e della legge 169
- ABROGAZIONE DEI COMMI: 411 punto d) 413, 414 dell'art.2 della L.244/07
- Ritiro della Proposta di legge “Aprea”
- Aumento dei fondi destinati all’istruzione statale.
- Ripristino della pluralità docente e attuazione integrale del tempo pieno e modulare garantito nello stesso modo in tutte le regioni e finanziato dalla fiscalità generale
- Difesa dell’organico esistente docente e personale ATA
- Stabilizzazione dei 142.000 posti assegnati a livello nazionale dai vari CSA provinciali attraverso la trasformazione dell’organico di fatto in ruolo
- Stabilizzazione dell’organico di fatto del personale.
- aumento del numero minimo di alunni per classe, ma non di quello massimo, nel rispetto dei parametri stabiliti per legge, condizionanti l’agibilità delle aule e dei laboratori scolastici, e in considerazione della presenza di alunni disabili, così come espresso nel Parere della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati sul Piano programmatico, approvato il 27/11/2008.
- Sblocco del turn over sostituendo tutti gli insegnanti in pensionamento.
- “ripulire” le graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti assunti in ruolo (quindi, non più precari) al fine di capire il reale numero dei precari storici;
- Abrogazione della modifica del Titolo V della Costituzione che trasferendo le competenze dallo Stato alle regioni, province e comuni nega il principio costituzionale secondo il quale la scuola privata e confessionale è garantita senza oneri per lo Stato (nel rispetto dell’articolo 33 della costituzione).
- Applicazione nelle scuole private e paritarie delle condizioni contrattuali e delle modalità di reclutamento vigenti per i lavoratori delle scuole statali.
- Rafforzamento del potere degli organi collegiali all’interno della scuola e della loro funzione decisionale.
- parità di diritti e doveri tra personale a tempo indeterminato e personale a tempo determinato.
- Assegnazione di tutte le cattedre intere e frazionate tramite graduatorie ad esaurimento.
- No al ridimensionamento dei Centri Territoriali Permanenti, che comporta una riduzione delle cattedre con la conseguente congestione delle graduatorie.


Allegati alla piattaforma.

Vengono qui raccolte le principali proposte di articolazione della piattaforma, emerse durante il dibattito dell’assemblea del 30 novembre e sostanzialmente condivise.

· l’assunzione a tempo indeterminato dei precari della scuola, come richiesta della piattaforma, impedisce qualunque prolungamento degli incarichi annuali a tempo determinato. Specificamente si fa riferimento alle proposte di triennalizzazione dei contratti a tempo determinato.
· l’attuazione completa del Piano programmatico di stabilizzazione triennale dei docenti precari, approvato dal precedente governo;
· l’equiparazione tra docenti di ruolo e docenti precari del punteggio derivante da servizio effettivamente prestato e dei diritti sul luogo di lavoro;
· graduatoria ad esaurimento unica regionale con inserimento a pettine delle singole posizioni provinciali con lo scopo di ampliare il ventaglio delle scuole di preferenza: ruolo e supplenze annuali;
· la revisione dei criteri di formazione e di utilizzazione delle graduatorie di circolo e di istituto, per ottenere un ampliamento del numero di scuole disponibili, secondo due possibilità: graduatoria di circolo e di istituto unica provinciale, divisa in tre fasce; oppure, secondo il modello tuttora vigente, la scelta delle scuole potrebbe essere lasciata ai docenti (ma in numero più elevato rispetto a oggi - minimo 30) e ogni istituto, una volta esaurita la propria graduatoria di prima fascia, dovrebbe essere obbligato a utilizzare le graduatorie di prima fascia di tutti i circoli e gli istituti della provincia, per poi passare, secondo le stesse modalità, alla seconda e terza fascia.
· esaurire le graduatorie di prima fascia (docenti inseriti nella graduatoria ad esaurimento provinciale) di tutti i circoli ed istituti della provincia per poi convocare i docenti inseriti nelle graduatorie di seconda (abilitati) e terza fascia (non abilitati); dunque, tutte le istituzioni scolastiche, una volta esaurita la graduatoria interna di prima fascia dovranno attingere alle stesse dei circoli e/o istituti viciniori;
· “ripulire” le graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti assunti in ruolo, compresi i docenti delle scuole private, al fine di capire il reale numero dei precari storici;
· vietare ai docenti già di ruolo di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento in altre province (alternativa per loro in mancanza di trasferimento e danno per i precari).
· rispettare il numero di 20 alunni per classe laddove vi è iscritto un alunno diversamente abile.

Si prega dare massima diffusione.

Grazie

Prof. Vincenzo Terracino

venerdì 5 dicembre 2008

-- Pacco di Natale 2. Non abbiamo ancora perso.


Salvatore Lucchese
La nostra lotta in difesa della scuola pubblica e di una società aperta, democratica e pluralista non è ancora persa. L'approvazione dei regolamenti potrebbe slittare anche a marzo 2009, rinviando l'attuazione della riforma all'anno scolastico 2010/2011. Per dare corpo a questa ipotesi sarà fondamentale aderire allo sciopero del 12 dicembre indetto dai Sindacati di base e dalla CGIL.
Non abbiamo ancora perso del tutto la partita!
Di seguito un articolo tratto da "La Tecnica della Scuola", che avalla l'ipotesi di uno slittamento dei regolamenti attuativi a marzo 2009.

Iscrizioni rinviate di un mese
di R.P.
La decisione del Ministro dovuta alla mancanza dei regolamenti attuativi che però, difficilmente, potranno essere emanati prima del mese di marzo. Intanto al Senato prosegue l'esame del Piano Programmatico.
Secondo una nota di agenzia di poche ore fa il Ministero avrebbe deciso di rinviare le operazioni di iscrizione degli alunni per il 2009/2010 che dovrebbero chiudersi a questo punto entro la fine di febbraio.
La decisione sarebbe stata presa anche a seguito della esplicita richiesta contenuta nel parere sul Piano programmatico approvato qualche giorno fa dalla Commissione Cultura della Camera.
Resta però il fatto che molto difficilmente per fine gennaio ci saranno già tutti i regolamenti attuativi previsti dall’articolo 64 della legge 133 e quindi il rinvio di un mese potrebbe non essere sufficiente.
Al momento attuale, infatti, non esiste ancora neppure una prima bozza ufficiale dei regolamenti che, per essere approvati formalmente con apposito decreto del Presidente della Repubblica, necessitano di tempi piuttosto lunghi.
Per quanto riguarda la scuola primaria è molto probabile che il tempo pieno non venga messo in discussione, tenuto anche conto di quanto approvato dalla Commissione Cultura della Camera e di quanto sta emergendo dal dibattito in corso al Senato.
Proprio nel pomeriggio del 2 dicembre, in Commissione Cultura del Senato, è stata la senatrice Aderenti della Lega ad invitare il Governo "a semplificare l'offerta delle scuole a partire dal modello dell'insegnante prevalente a 24 ore nella prima elementare cui affiancare l'insegnante di inglese e quello di religione, con un'articolazione differente fino alla quinta elementare in modo da garantire comunque un totale di 27 ore, fermo restando il tempo pieno su richiesta delle famiglie".
In settimana comunque il dibatttito al Senato dovrebbe concludersi e a quel punto si dovrebbe capire qualcosa di più sulle reali intenzioni del Ministro Gelmini in fatto di iscrizioni.
03/12/2008