martedì 31 marzo 2009

-- E Di Pietro raccoglie firme contro la non riforma

da TuttoscuolaFOCUS martedì 31 marzo 2009 - www.tuttoscuola.com

Il partito di Antonio Di Pietro, l'Italia dei Valori, ha avviato in tutta Italia una raccolta di firme contro la riforma della scuola varata recentemente dal governo Berlusconi. Anzi, contro la "non riforma" Gelmini, che "in realtà non riforma nulla" perché "toglie spazio alla scuola pubblica per quella privata, toglie il tempo pieno, toglie la pluralità di insegnanti, toglie risorse".

Per il momento si tratta di una petizione - non quindi dell'avvio di una procedura referendaria, di cui pure si era parlato nelle scorse settimane - con la quale il partito di Di Pietro denuncia "questa deriva che non aiuta i giovani e gli studenti a prepararsi per affrontare al meglio la propria vita. Per non parlare delle persone che vengono mandate a casa. Persone usa e getta. Persone qualificate che possono aiutare molto il mondo della scuola alle quali il Governo dice 'arrivederci e grazie' trasformando il precariato in una vera e propria tortura".

Con il linguaggio diretto che è una sua caratteristica, anche Di Pietro si schiera a favore dei precari della scuola. Lo fa probabilmente (ma non è il solo) con un occhio rivolto alle prossime scadenze elettorali. Le elezioni europee sono alle porte, e la concorrenza tra le forze politiche cresce, favorita dalle caratteristiche del sistema con il quale si voterà, un proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. Ma ai precari della scuola, e al superamento della soglia, guarda anche la nuova formazione politica di Ferrero e Diliberto, erede di Rifondazione comunista e del Partito dei Comunisti Italiani, due partiti della cosiddetta sinistra radicale che nella scorsa legislatura si batterono con determinazione e con successo proprio a favore dei precari.

-- LICEO ARTISTICO - Una riforma da riscrivere

CONVEGNO
RIFORMA DA RISCRIVERE
L'attuazione dell'art.64 della legge 133 del 06/08/2008 e il Dl 226 del 17/10/2005, sviliscono la ragion d'essere dei licei artistici e degli Istituti d'arte
• QUALE LICEO D'ARTE PER IL FUTURO ?
• QUALE DESTINO PER LE SPECIFICITA' TERRITORIALI ?
• QUALE FUTURO PER GLI OPERATORI ?
lunedi 6 aprile2009 dalle ore 15 alle 20
aula magna del LICEO ARTISTICO STATALE DI NAPOLI largo SS Apostoli 8/A Napoli
(nelle vicinanze della Curia)
Accoglienza- Prof. Renato Botte - DS del liceo artistico statale di Napoli
presentazione ed introduzione - Prof.Michelangelo Riemma Docente LAS Napoli
-“ Per una proposta alternativa unitaria del LAS e ISA “
Prof.ssa Fidalma Malfera' - Docente LAS NapolI
-“ saperi e formazione artistica nell'attuale ordinamento”
Dott. Corrado Gabriele - Ass. all' istruzione della Regione Campania
“ fra riforma e autonomia degli enti locali, quale futuro per l'istruzione artistica, e per
gli operatori del settore in campania “
Dott.ssa Angela Cortese - Ass.alle politiche scolstiche e formative della Provincia di Napoli
“ gli effetti delle norme legislative in materia della popolazione scolastica nelle scuole campane “
Dott.ssa Giovanna Cassese - Direttore dell' Accademia di Belle Arti di Napoli
-” l'alta formazione artistica post-diploma e inserimenti professionali sul territorio “
Prof. Salvatore Maglione - componente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione
-” valutazioni e riflessioni del CNPI inerente alla riforma gelmini “
sono invitati ad itervenire:
i rappresentanti e i DS degli ISA e LAS della Campania
i delegati territoriali delle sigle di tutti i sindacati confederali e non
seguira' dibattito
LICEO ARTISTICO STATALE
NAPOLI



alla Direzione Scolastica Regionale per la Campania
all’Ufficio Scolastico Provinciale
ai L.A.S. ed Istituti Statali d’Arte della Campania
alla Direzione dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli
al mondo dell'Arte e della Cultura cittadina
alla Regione Campania, al Comune e alla provincia di Napoli
alle OO.Sindacali del comparto scuola
Agli organi di stampa
Agli studenti e ai loro genitori
I docenti del Liceo Artistico Statale di Napoli esprimono costernazione e sfiducia nei confronti dello
Schema di Piano Programmatico del M.I.U.R di concerto con il Ministero dell’Economia e delle
Finanze, in attuazione dell’art. 64 della legge 6 agosto 2008, n. 133.
In tale Schema di Piano - a pag. 8 - nella parte riservata alla revisione degli ordinamenti scolastici,
revisione che sarà attuata per via amministrativa e senza passare per il dibattito parlamentare, si
dice: “Per i licei artistici e i licei musicali e coreutici l’orario obbligatorio di lezione sarà di 32 ore
settimanali, con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati al decreto
legislativo 17 ottobre 2005, n. 226”.
Attualmente il Liceo Artistico di Napoli con la sua Maxisperimentazione di cinque anni, articolato
in un Biennio di orientamento e in un triennio con tre indirizzi, concorre ad una preparazione
storico-umanistica e di conoscenze e competenze tecnico-artistiche e di progettazione grazie ad un
monte ore settimanali di 40.
Il Collegio dei docenti, in quanto organo competente per l’elaborazione del Piano dell’Offerta
Formativa dell’istituzione scolastica, che dovrà essere esplicitato ai genitori dei futuri allievi delle
prime classi del prossimo anno scolastico 2008/2009 esprime il più totale dissenso verso questo
progetto che per fini economici di risparmio e non per motivi didattico - educativi e pedagogici,
svilisce la ragion d’essere della formazione artistica a cui il nostro istituto e la nostra
professionalità sono deputati.
Infatti il monte ore settimanale verrà ridotto a 32 ore, con il taglio straordinario presumibilmente
delle ore delle Discipline Pittoriche, Plastiche e Geometriche ,come già era previsto dal Decreto
Legislativo n. 226/2005 legge Moratti, che sono le aree di indirizzo del liceo, si va verso la
mortificazione del fare artistico, impedendo la formazione di giovani pronti ad operare con
competenze nel mondo dell’arte e del lavoro.
Si evidenzia che il decreto di legge n.133 colpisce tutti i licei artistici sia di corso tradizionale,sia di
progetto Michelangelo, Leonardo e Brocca e tutti gli istituti d’arte presenti sul territorio nazionale,
inoltre, questi ultimi saranno ancor più penalizzati e colpiti nella peculiarità formativa dei piani di
studio rivolti a specifici settori del fare artistico e si paventa una loro regionalizzazione..
Il nuovo disegno di legge prevede ancora l’accorpamento con altre istituzioni scolastiche di diverso
indirizzo, l’accorpamento delle classi di concorso con dequalificazione dell’insegnamento,
l’aumento del numero di alunni per classe previsto in unità di 30 ed oltre.
Si invitano pertanto le autorità competenti a rivedere tale piano e ad iniziare una consultazione del
mondo della scuola ed accademico, per elaborare una qualificata e condivisa riforma dell’istruzione
artistica.
Votato all'unanimità
Napoli, 02/02/2008

giovedì 26 marzo 2009

-- IL CNPI SULLE ABILITAZIONI E LE INDICAZIONI

IL CNPI si é riunito oggi, 26 marzo 2009, a Roma per esprimere il parere sulla revisione delle abilitazioni e delle cattedre della scuola secondaria di primo grado e
sulle indicazioni provinciali per le scuole primarie e secondarie di primo
grado in lingua tedesca.
I pareri espressi saranno presenti sul nostro sito www.andis.it

Gregorio Iannaccone
Presidente Nazionale ANDIS
337 547263 - presidenza@andis.it
www.andis.it

mercoledì 25 marzo 2009

-- Il disastro

Da: lsalvio@libero.it
Oggetto: Il disastro
Data: Martedì 24 marzo 2009, 07:32


Con preghiera di massima diffusione.




24 marzo 2009 - comunicato CGIL
Ecco le cifre del disastro: meno 9.968 posti nella primaria, 15.542 nella scuola di primo grado, 11.347 nella scuola secondaria, meno 245 dirigenti scolastici. Pesanti tagli ovunque, penalizzate soprattutto le regioni del Sud.



Si è concluso nella serata di lunedì 23 marzo l'incontro tra sindacati scuola e Miur preannunciato la scorsa settimana sul prossimo Decreto Interministeriale per gli organici 2009-2010 nella scuola. Confermati integralmente i tagli previsti dalla manovra finanziaria, ripartiti tra organico di diritto 37.101 e organico di fatto, ulteriori 5.000 posti.

L'informativa del Miur
Il Miur ha illustrato i criteri che sono stati utilizzati per ripartire i posti dei docenti alle varie regioni, inferiori di 42.100 unità rispetto a quelli complessivamente assegnati nello scorso anno, spostando una parte della riduzione, 5000 posti, in organico di fatto, pena l'attivazione della clausola di salvaguardia così come con chiarezza riporta la stessa bozza di circolare.
Questo nonostante una sostanziale stabilità nel numero degli alunni da un lato, un aumento della richiesta del tempo scuola da parte delle famiglie, in particolare per il tempo pieno e per il modello orario a 30 ore nel tempo normale nella scuola primaria.
Le regioni del Sud sono drammaticamente colpite : il 40% dei tagli si realizzerà in quattro regioni, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

La posizione della FLC Cgil
La FLC Cgil ha ribadito ancora una volta tutto quanto aveva già espresso nel corso di questi mesi rispetto alla scelta di ridurre 87.000 docenti, di cui 42.100, quasi la metà, già dal prossimo anno scolastico.

Un taglio enorme su primaria e secondaria di primo e secondo grado , che mortifica la scuola pubblica, toglie risorse alla qualità della didattica e per la stessa funzionalità del servizio. Un colpo mortale all'autonomia organizzativa delle stesse istituzioni scolastiche strette nella morsa dei tagli all'organico e dall'azzeramento dei fondi per il funzionamento didattico e amministrativo.

Inaccettabile la forte penalizzazione di alcune regioni , in particolare del sud, e di tutti quei territori, spesso all'interno anche della stessa regione, che già oggi sono disagiati e carenti dal punto di vista delle strutture e dei servizi di supporto (trasporti, mensa, edilizia scolastica). La manovra colpisce soprattutto chi già oggi è maggiormente privato di risorse rispetto ad altri. E questo comporterà un inevitabile peggioramento della qualità dell'istruzione e del diritto allo studio. Insomma, chi già poco ha, ancora di meno avrà!

Tutto questo, per la FLC Cgil, è inaccettabile!

Sul merito delle disposizioni operative per le scuole, la FLC Cgil ha ribadito ancora una volta che queste devono garantire alcuni punti fermi:

rispettare e garantire con organico certo le scelte delle famiglie in particolare per quanto riguarda il tempo scuola (30 ore e tempo pieno nella scuola primaria);
riconoscere la piena autonomia didattica e organizzativa, come del resto prevista dal DPR 275/1999;
garantire i modelli orari e organizzativi esistenti nelle classi successive alla prima della scuola primaria e nel tempo prolungato della media.
Sia dal testo della bozza di circolare, che, soprattutto, dalle tabelle allegate al Decreto, non ci sono tali assicurazioni e garanzie . Al contrario si lasciano le scuole nella difficoltà di gestire queste complesse procedure senza alcuna certezza e trasparenza e con la responsabilità di dover rispondere alle richieste delle famiglie senza avere l'organico sufficiente.

La FLC ha chiesto l'apertura urgente di un confronto specifico sul precariato per trovare soluzioni certe e positive per tale personale.

Scuola dell'infanzia
In tema di anticipi, nella bozza di circolare va riportato quanto previsto dal Regolamento sulla “Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione” che prevede tra le condizioni di fattibilità anche la valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell'assistenza.

Scuola primaria
Va ribadito chiaramente quanto previsto dal DPR 275/98 in tema di autonomia organizzativa e didattica, eliminando qualsiasi indicazione su come utilizzare le risorse in organico. Questo vale anche per quanto riguarda le modalità di utilizzo delle ore di compresenza sul tempo pieno che diventano organico di istituto.

E' necessario dare risposte certe alle famiglie rispetto al tempo scuola scelto al momento delle iscrizioni e ai modelli orari e organizzativi delle classi successive alla prima, cosi come il Ministro e il Presidente del Consiglio si erano impegnati a fare. Gravissima la previsione della circolare che fa affidamento, al contrario, sulle ore di insegnamento recuperate a seguito dell'istituzione di classi a 24 ore per quanto riguarda il tempo scuola (quali, se le famiglie non le hanno scelte?), dalle compresenze derivanti dall'insegnamento esterno della religione cattolica o della L2, evidenziando quindi soluzioni occasionali e disomogenee sul territorio nazionale e finanche nella stessa istituzione scolastica.

Altrettanto inaccettabile che per le classi successive alle prime si indichino come prescrittivi modelli orari senza tenere conto della situazione reale e del tempo scuola attualmente praticato nelle scuole, ivi incluso il tempo mensa in presenza di rientri pomeridiani. Il tempo mensa deve essere calcolato come scuola a tutti gli effetti in quanto momento educativo e non essere rubricato quale tempo non scolastico e dipendere per la sua copertura da situazioni meramente eventuali.

Inoltre, va rispettata la normativa vigente in tema di insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria, rispetto alle diverse modalità di intervento nelle classi delle figure dello specializzato e dello specialista.

Scuola secondaria di primo grado
Vanno confermati i previgenti quadri orari e modelli organizzativi non solo per le classi terze, come si afferma nella bozza di circolare, ma anche per le seconde classi. Inoltre, sempre per le classi a tempo prolungato e nel caso del tempo scuola a 40 ore settimanali, le 2 ore aggiuntive (da 38 a 40) debbono essere in organico di diritto e dunque stabili. Inaccettabile quanto prevede la bozza di DM sulla costituzione delle classi nella scuola secondaria di primo grado per l'insegnamento di Italiano, storia e geografia all'interno del modello organizzativo del tempo prolungato, modalità che ne snaturano il ruolo producendo, fra l'altro, una frammentazione eccessiva della cattedra con conseguenze gravi dal punto di vista didattico, oltre a rendere ingestibile l'organizzazione degli orari. Infine, per quanto riguarda l'ora di approfondimento che non costituisce cattedra se non in fase residuale, va esplicitato cosa accade se non ci sono altre ore curricolari in fase residuale da abbinare. E' pensabile la costituzione di cattedra in organico di fatto con un solo insegnante che si troverebbe ad operare su 18 classi diverse?

Scuola secondaria di secondo grado
In merito alla riconduzione a 18 ore delle cattedre va prevista espressamente, oltre alla salvaguardia dell'unitarietà dell'insegnamento, un riferimento alla salvaguardia della continuità didattica e di la previsione esplicita, per l'anno prossimo, della costituzione di cattedre anche a meno di 18 ore, ad esempio nel caso di discipline che prevedono l'insegnamento di 4 ore per classe.

Inoltre, l'aumento da 20 a 25 alunni nelle prime classi di sezioni staccate, scuole coordinate, sezioni di diverso indirizzo funzionanti con un solo corso, rischia la cancellazione di molti indirizzi ancor prima dell'emanazione dei nuovi regolamenti.

Istruzione degli adulti
I CPIA vanno dotati di un organico stabile già nel diritto. La bozza di circolare al contrario prevede che le dotazioni organiche di tali centri siano determinate in organico di fatto.

Sostegno
Va evitata la formazione di classi con un alto numero di alunni, in presenza di alunni con disabilità, per garantirne il loro diritto alla formazione e all'integrazione. A questo fine vanno precisate meglio le norme di riferimento. Infatti, l'articolo 5, comma 2 del regolamento afferma che: «le classi frequentate da alunni con disabilità non possono avere, di norma, più di 20 alunni». Poi però nel successivo comma 3 si afferma, in contrasto con quanto sopra, che: «Le classi e le sezioni delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado che accolgono alunni con disabilità possono essere costituite anche in deroga al limite previsto dal comma 2».

E' evidente come le previsioni del comma 3 vanifichino quanto stabilito dal precedente comma 2, in quanto risulta in maniera chiara la assoluta discrezionalità attribuita all'amministrazione scolastica nell'aumentare il numero di alunni anche nelle classi con al loro interno uno studente con disabilità.

Personale educativo
Nella circolare va fatto un riferimento esplicito al personale educativo. Per l'anno prossimo ci sarà una riduzione di posti pesante, non inferiore al 30% circa, a parità di alunni, rispetto all'attuale dotazione. Secondo le nostre valutazioni sarà veramente difficile organizzare l'attività e il servizio per l'intero arco della giornata, con particolare riferimento al servizio notturno.

Edilizia scolastica
La FLC Cgil ha espresso una forte preoccupazione per l'aumento degli alunni per classe, in particolare in relazione alla capienza degli ambienti scolastici. Infatti, le vigenti deroghe relative alla capienza delle aule saranno applicate indipendentemente dall'inserimento delle scuole stesse nel piano di riqualificazione edilizia. I nuovi parametri, che aumentano gli alunni per classe, non possono essere applicati a tutte le istituzioni scolastiche a prescindere dalle reali condizioni delle aule in termini di capienza e/o in termini di rispetto della normativa antincendio e sulla sicurezza. In questa logica appare del tutto superfluo e inopportuno il richiamo nella circolare alla responsabilità dei dirigenti scolastici.

-- Disegno di legge 1387 per l'università

Manfredi Mangano,
Responsabile Scuola e Università
Federazione dei Giovani
Socialisti


E' incredibile
cosa possa regalarci l'immaginazione umana.

A firma di 9 solerti senatori del PD; in arrivo infatti una proposta di legge che mira a modificare
fortemente tre aspetti chiave della vita universitaria: la governance degli atenei, il
loro finanziamento, l'accesso in ruolo e l'assunzione dei docenti.

Parto dall'ultimo punto, sul quale mi soffermerò molto in fretta, per
carenza di approfondimento della normativa vigente: sostanzialmente, la stabilizzazione
del personale è affidata all'iniziativa dei singoli CdA, se si insegna mentre se si è ricercatori si ottiene lo status di professore aggregato (il che *potrebbe* essere positivo, se a questo status si accompagna della vera *ciccia*, come stipendi più alti e possibilità di passaggio di
carriera), e le commissioni esaminatrici saranno "sorteggiate da una lista di eletti" (il
che lascia già più perplessi, rimango convinto che sarebbe più positivo sorteggiare
direttamente le commissioni, e integrarle con una rigorosa peer review
svolta anche da docenti stranieri). Comunque, niente né di rivoluzionario
né di eccessivamente dannoso. C'è anche una norma anti-parentopoli, di cui
a mio avviso non si sente eccessivamente il bisogno : si impedisce a parenti di
vario grado l'accesso al medesimo campo di insegnamento, come se fosse una regola
che i figli di professori che diventano anch'essi professori siano di default
capre raccomandate ...

Passiamo al punto sulla governance degli Atenei: qui si incomincia a ridere. Il dualismo tra Consiglio di Amministrazione e Senato Accademico viene pesantemente rafforzato, riducendo quest'ultimo a mero estensore di pareri sul bilancio e alla compilazione dei programmi. Tutte le
vere mansioni (in coerenza col disegno della ddl 953 Aprea, incentrata
però sulla Scuola Superiore) spettano al CdA. Assunzione docenti, bilancio,
scelte di indirizzo ...
Come si forma questo CdA ? prendiamo ad esempio quello odierno dell'Università di Udine. Ne fanno parte ben 12 rappresentanti eletti dalle varie categorie universitarie, più un numero più o meno equivalente tra amministratori locali, responsabili di enti di ricerca e dirigenti
dell'Università.
Nel nuovo modello, massimo 9 membri compreso il rettore : di questi, uno solo eletto dagli studenti, un altro è il rettore stesso, ben 7 sono nominati dal rettore medesimo (di cui al massimo 3 nella medesima università), senza alcun criterio reale tranne il non rivestire incarichi
politici. E la "dittatura del rettore", corrispettivo della dittatura del Preside di memoria morattiana rinforzata fortemente dal ddl Aprea, si concretizza.

Il peggio del peggio si tocca però nei criteri di finanziamento e incentivazione: senza sfiorare minimamente il problema della concorrenza tra atenei e della valutazione del merito, si dà la possibilità di stipulare contratti "tailor-made" su criteri decisi dalla singola università (o
meglio, dal singolo CdA, come sbagliarsi?) aggiuntivi rispetto a quelli di categoria,
per "incentivare il merito". A questo fine si istituiscono alcuni fondi di finanziamento, per un totale di circa 450 milioni di euro, ricavati da aumenti delle accise su alcol e tabacchi. Tra i criteri menzionati per accedere ai contratti personalizzati di incentivo, c'è anche la capacità
di attrarre investimenti esterni, supponiamo nel nome della libertà della ricerca
scientifica da condizionamenti privati.
Ma -e qui il ddl tocca veramente il fondo - per finanziare i servizi agli studenti si dà la
possibilità agli Atenei ... rullo di tamburi ... di aumentare le tasse, eliminando l'assurdo divieto
che le vincola al 20% massimo di entrate dell'università! Magari garantendo al contempo più borse di studio?
No, troppo semplice (anzi, negativo secondo il relatore del ddl) : il Governo della Libertà dà agli atenei la possibilità di prelevare in automatico, dagli stipendi degli studenti passati, una somma
non superiore alla retta totale, come COMPENSAZIONE DELLE COMPETENZE ACQUISITE
GRAZIE ALL'UNIVERSITA' (ma è previsto uno sconto per chi ha la media più alta,
bontà loro).
Ora, sono io ad essere strabico, o l'Università italiana era fino a pochi mesi fa apostrofata come distruttiva per la formazione personale dei ragazzi, e totalmente inadeguata a inserirli nel mondo del lavoro, da parte della Ministra Gelmini? La soluzione a questo sarebbe costringere gli
studenti a pagare l'Università due volte: la prima tramite una retta che spesso, pur essendo tendenzialmente più bassa che nel resto del mondo occidentale, resta spaventosamente regressiva in quanto o sempre uguale o basata su livelli di progressività del contributo molto ravvicinati. La seconda estorcendo ai propri studenti, nel mezzo di mutui crisi mondiali e lavori precari, una ulteriore somma, magari per continuare a finanziare gli stipendi dei docenti dell'Università di Lecce, quella, se non sbaglio, in cui si possono recuperare esami interi con test a crocette di 30 domande, con la soglia dell'accettabile fissata a ben 8 punti?
Va bene essere definiti fannulloni, guerriglieri, teppisti, conservatori, ideologizzati.
Ma almeno non prendeteci per imbecilli.

-- Salteranno 37 mila cattedre più della metà nel Meridione

Non ci sono altri commenti da fare. Le mie opinioni a rigurardo già le conoscete. Non c'è piu minestra, e tra poco mancherà anche il piatto ((DDL Aprea, e mettiamoci pure il federalismo fiscale!).

Barbara





creato da La Repubblica, SALVO INTRAVAIA

Ultima modifica 25/03/2009 08:24

I numeri ufficializzati dal ministero dell'Istruzione: al Sud spariranno due posti su tre. La più penalizzata è la scuola ex media, che avrà 15.541 docenti in meno pari al 10%


Dopo un tam tam durato settimane, il ministero dell'Istruzione rende ufficiali i tagli agli organici del personale docente. Ed è il Sud che, soprattutto nella scuola primaria, viene penalizzato due volte: per la mancanza di servizi e per i posti che perde. Il tutto a prescindere dal calo degli alunni, che pure c'è.

Ma andiamo con ordine. Più di metà degli oltre 37 mila posti che svaniranno dal prossimo settembre verranno tagliati nelle regioni meridionali. Il dato diventa imbarazzante nella scuola elementare, dove due cattedre su tre salteranno proprio al Sud. Da mesi i sindacati parlavano di accanimento verso la scuola nel Sud.

Il taglio all'organico nella scuola primaria, che incide per quasi un terzo del taglio complessivo, colpirà soprattutto il cosiddetto tempo normale: le 24, 27 e 30 ore settimanali. Il tempo pieno di 40 ore viene risparmiato. A pagarne le conseguenze saranno quindi le realtà del Paese dove le lezioni pomeridiane alle elementari sono una specie di miraggio. Gli addetti ai lavori sapevano già che le classi di scuola elementare a tempo pieno al Sud sono soltanto otto su 100 mentre al Nord sono il 36 per cento. Stornare dai tagli le classi a tempo normale sarebbe equivalso a penalizzare le regioni del Sud. Ed è proprio quello che è avvenuto.

I numeri, del resto, dicono tutto. Su 9.967 cattedre di scuola primaria che salteranno 6.141 (pari al 62 per cento) si perderanno nelle otto regioni meridionali: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L'effetto si attenua se si considera il taglio complessivo (su scuola primaria, media e superiore): su 36.854 cattedre tagliate 20.311 salteranno al Sud. Un effetto che la Flc Cgil considera "disastroso" .




Il taglio più consistente si abbatterà sulla scuola secondaria di primo grado (l'ex scuola media) che, soprattutto per effetto del calo delle ore di lezione, vedrà svanire di botto 15.541 cattedre: una su dieci. Saranno i docenti di Italiano e Tecnologia i più tartassati. Segue la scuola secondaria di secondo grado che, attraverso la formazione di classi più affollate, perderà 11.346 cattedre.



E per comprendere che, riguardo alla primaria, il calo della popolazione scolastica non c'entra nulla basta citare un paio di numeri. Secondo le previsioni di viale Trastevere sul cosiddetto organico di diritto, il prossimo anno le regioni meridionali perderanno 6.718 alunni (pari allo 0,66 per cento) e i posti tagliati saranno quasi altrettanti. In sostanza, le regioni del Sud perderanno un posto per ogni alunno in meno. Complessivamente, la regione che dovrà subire il taglio maggiore sarà la Campania: 5.628 cattedre in meno. La Lombardia, che per numero di alunni supera tutte le altre regioni, perderà poco meno di 4.000 cattedre (3.998 in tutto).

-- Il sud nel mirino della Gelmini

ItaliaOggi:
24-03-2009

Alessandra Ricciardi

A differenza del passato, non ci saranno deroghe sul personale
È il provvedimento centrale dell'operazione tagliacattedre. Il decreto sugli organici, su cui ieri sera c'è stato il vertice con i sindacati e che è ora è alla firma del ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, prevede per il 2009/2010 una riduzione delle piante organiche di circa 37 mila cattedre, tra riforma della scuola, riorganizzazione della rete scolastica e innalzamento del numero di alunni per classi. I restanti 5 mila posti, necessari a raggiungere gli obiettivi di risparmio di spesa previsti dalla manovra finanziaria estiva, saranno defalcati in un secondo momento e in organico di fatto. La riduzione di organico è così articolata: 9900 alle elementari, 15.500 alle medie e 11 mila alle superiori. A pagare di più, in termini di assegnazioni di personale, saranno le scuole delle regioni del Sud. Basti l'esempio della piccola Basilicata, dove su un organico di poco più di 7 mila insegnanti ne spariranno 600, il 9%. A differenza di quanto avvenuto in passato, la Gelmini è decisa a non fare sconti. Da oltre un decennio, il Sud e le Isole perdono alunni iscritti eppure, in proporzione, hanno perso meno cattedre di quanto sarebbe stato logico. In senso opposto a quanto avvenuto al Nord, dove a fronte di un numero crescente di iscritti e di richieste di maggiore tempo scuola il contingente dei docenti non solo non è cresciuto, ma si è via via ridotto. Un controsenso spiegato dalla necessità di dare maggiori tutele, anche occupazionali, al Meridione che vive in un contesto sociale ed economico indubbiamente più difficile. Ma ora non c'è più deroga che tenga e la Gelmini-costretta a fare uso abbondante delle forbici- vuole rimettere i piatti della bilancia in pareggio. Nel decreto di prossimo arrivo, infatti, nell'attribuire per esempio la dotazione organica delle elementari per l'anno scolastico 2009/2010- su cui sarà possibile fare le assunzioni a tempo indeterminato e le nomine dei supplenti-il ministero ha tenuto conto in maniera piuttosto ferrea del numero di studenti iscritti e delle richieste di tempo scuola avanzate dalle famiglie. Le regioni con molto tempo pieno sono collocate in larga misura al Nord (regioni come l'Emilia Romagna o il Piemonte) e non subiranno forti riduzioni di organico. Le zone dove più consistente, per tradizione, è invece l'orario normale sono al Sud e questa volta, con l'introduzione del maestro unico al posto del modulo di tre insegnanti su due classi, perderanno più docenti. Ed è vero che il Meridione invece ha più tempo prolungato alle medie, ma dal prossimo anno sarà possibile concederlo solo in presenza di mensa e locali adeguati. Il che servirà, ancora una volta, a tagliare di più nel Mezzogiorno. Tenendo conto di tutti i gradi di scuola, questo il bollettino di guerra degli organici: le perdite maggiori le avranno la Campania (-5645) e la Sicilia (-5020). La Calabria dovrà rinunciare a circa 2500 cattedre, il Lazio a quasi 2800 posti. L'Emilia Romagna ha contenuto il taglio a 1359 posti, peggio è andato al Piemonte con 2175 cattedre in meno. La Basilicata ne perde 600, la Sardegna 1670. La Puglia 3600. Per la Lombardia la decurtazione sarà di 4 mila cattedre.

martedì 24 marzo 2009

La strategia vincente del governo

da www.tuttoscuola.com

Gli iscritti alla scuola pubblica diminuiscono, quelli alla privata aumentano


Il quotidiano "La Stampa" di oggi 23 marzo 2009 dedica due articoli alla tendenza da parte delle famiglie a trasferire i propri figli dalle scuole pubbliche alle scuole private.

Il primo dei due articoli, La grande fuga verso le private, di Flavia Amabile, ricorda che "gli ultimi dati ufficiali disponibili mostrano 700.118 iscritti alle scuole non statali con un aumento dello 0,8% e 952.571 iscritti alle scuole statali, pari ad un calo dell`1,5%".

Per la giornalista del quotidiano torinese, le ragioni di questa tendenza sono sostanzialmente due: "In parte gli aiuti finanziari che hanno reso meno onerosa la retta, in parte le incertezze legate ai cambiamenti introdotti dal ministro Gelmini che hanno creato molto disorientamento fra i genitori".

Il secondo articolo de La Stampa è un'intervista ("Iscritti in crescita ma senza aiuti statali si chiude", di Giacomo Galeazzi) al cardinale Renato Raffaele Martino, ministro vaticano degli Affari Sociali, che spiega come "a forza di tagli agli istituti paritari si impedisce ai genitori di decidere i percorso formativi per i loro ragazzi" e che "in Germania gli istituti vengono finanziati al 100% sulle persone e al 95% sulla gestione, mentre in Italia i pregiudizi ideologici del laicismo sono ancora un ostacolo".

Il porporato elenca i vantaggi delle scuole cattoliche: sono serie, "non si fanno scioperi e funzionano meglio", ma non si tratta di aspetti favorevoli ai soli iscritti, bensì all'intera collettività. Infatti, conclude Martino, gli istituti privati "offrono un servizio e il loro finanziamento pubblico sarebbe un enorme risparmio per lo Stato perché nelle scuole cattoliche il costo medio per alunno è molto inferiore rispetto a quelle statali".


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giovedì 19 marzo 2009

-- DECRETO BRUNETTA: AL VIA INIZIATIVA LEGALE IN TUTTA ITALIA

La Gilda degli Insegnanti dichiara guerra al decreto Brunetta che impone la reperibilità obbligatoria per 11 ore al proprio domicilio ai dipendenti pubblici assenti dal luogo di lavoro per motivi di malattia e sottoposti alla visita fiscale. Quando fu emanata la normativa, la Gilda si dichiarò subito contraria, giudicandola una misura liberticida che pone i docenti agli “arresti domiciliari”. E adesso il sindacato torna all'attacco lanciando un'iniziativa legale su tutto il territorio nazionale.

Secondo i recenti orientamenti della giurisprudenza comunitaria, infatti, è da considerarsi tempo di lavoro tutto quello che il dipendente mette a disposizione del datore di lavoro. Alla luce di ciò, e in seguito a un qualificato parere legale richiesto dalla Gilda, il sindacato invita i docenti a presentare ricorso contro il decreto del ministro della Funzione pubblica, chiedendo che vengano pagate tutte le ore in più di lavoro passivo imposte con l'obbligo di reperibilità a casa.

“Praticamente - spiega il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio – chiediamo che la libertà di cui vengono privati i docenti venga retribuita, così come già avviene per altre categorie di lavoratori, ad esempio i medici e gli infermieri che sono disponibili anche fuori dall'orario di servizio in ospedale e per questo vengono remunerati. Il decreto Brunetta è fortemente discriminatorio nei confronti dei dipendenti pubblici – conclude Di Meglio - e il nostro obiettivo è che i controlli sugli ammalati vengano fatti in fasce orarie accettabili, esattamente come avviene per i dipendenti privati”.


Roma, 13 marzo 2009
Uficio Stampa Gilda Insegnanti

__ Scusate, ho un quesito sui nuovi regolamenti per la valutazione.

Leggo nello Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e per ulteriori modalità applicative dell’articolo 3 del decreto-legge 1 settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169

Articolo 6 – Valutazione degli alunni della scuola secondaria di II grado
Ai fini della validità dell'anno scolastico, compreso quello relativo all’ultimo anno di corso, per procedere alla valutazione di ciascun studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale, ai sensi dell’art. 13, comma 2, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.

Ma, mi domando, “ciascun studente” può ricorrere se chi decide le norme per bocciarlo andrebbe a sua volta bocciato?

Scusate la perdita di tempo.
Salvatore Pace

martedì 10 marzo 2009

-- Aumenti solo ai docenti di religione

Cari colleghi,
vi invio un articolo sul tema Adeguamento stipendi a quelli dei
prof di Religione.
Come potete vedere leggendo, la questione riguarderebbe tutti i precari con 2 anni di incarichi più i docenti diventati di ruolo dal2003 in poi.
Io ed il collega Ciro Esposito vorremmo provare ad aprire laquestione anche qui.
Siamo in contatto con alcuni avvocati e personalmente hoavuto una isponibilità di massima anche dalla FLC Cgil
Un saluto
Andrea


Corriere: Aumenti solo ai docenti di religione Collega di diritto fa causa:
risarcita
25-09-2008

Il caso

ROMA -- Un professore di religione guadagna più
di un professore di italiano. E anche di uno di matematica, oppure di
storia,di inglese, insomma di una delle qualsiasi materie obbligatorie nella scuola
italiana. Lo dice la legge, anzi l'interpretazione della legge che per anni
èarrivata dal ministero della Pubblica istruzione. Solo agli insegnanti di
religione, durante il precariato, è riservato un aumento dellostipendio del
2,5 per cento ogni due anni. Non un patrimonio, certo. Ma dopo otto anni,
rispetto ai loro colleghi di altre materie, guadagnano 130 euro netti al
mesein più. Stesso lavoro, stipendio diverso: una differenzaingiustificata e dal«profilo di tutta evidenza discriminatorio» secondo una sentenza
del tribunaledi Roma che potrebbe aprire la strada ad un risarcimento danni di massa. Ecreare qualche problemino alle casse pubbliche che già di loro non
sono messebenissimo.
A fare causa è stata Alessandra Rizzuto, insegnante di diritto con incarico annuale in una scuola superiore della Capitale. Il suo avvocato,Claudio Zaza, sosteneva il carattere discriminatorio proprio di quello scatto
automatico previsto solo per i professori di religione. E il giudice del lavoro
gli ha dato ragione, condannando il ministero della Pubblica istruzione a risarcire la professoressa con 2.611 euro e 36 centesimi, cifra calcolata sommando gli aumenti che avrebbe avuto insegnando religione. La condanna riguarda solo questo caso specifico ma a poter presentare un ricorso simile sono più di 200 mila: tutti i precari che hanno avuto almeno due incarichi annuali più quelli che sono passati di ruolo dal 2003 in poi, perché nelle
cause di lavoro dopo cinque anni arriva la prescrizione.
La professoressa Rizzuto non è una testa calda che un bel giorno ha deciso di fare la guerra al ministero della Pubblica istruzione. La sua è una causa pilota promossa dai Radicali, e in particolare dal deputato Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli, una coppia che da tempo va alla caccia dei laquo;privilegi della Chiesa». Ed è proprio di «diritto per tutti trasformato in privilegio per pochi» che loro parlano.
L'aumento biennale del 2,5 per cento è stato introdotto con una legge del 1961 che in realtà riguardava tutti gli insegnanti
precari, a prescindere dalla materia. Ma nel corso degli anni una serie di
circolari ministeriali ha ristretto lo scatto automatico solo a quelli di
religione. All'epoca una logica ci poteva anche essere. Fino a pochi anni fa
gli insegnanti di religione erano precari a vita, non passavano mai di ruolo
e ogni anno, oltre al nulla osta del vescovo, dovevano aspettare la chiamata
del preside. Ma nel 2003, con legge ed apposito concorso, sono stati assunti a
tempo indeterminato. E si sono portati dietro gli scatti accumulati, conservando il distacco in busta paga sugli altri colleghi.
Carlo Pontesilli, il fiscalista radicale, ha calcolato che se tutti quei 200 mila insegnanti facessero causa e vincessero, lo Stato dovrebbe tirar fuori 2 miliardi e
mezzo di euro. Maurizio Turco, il deputato, se la ride: «Li invitiamo tutti
a seguire questa strada. Vorrà dire che quei soldi li metteremo sul bilancio
dei rapporti fra Stato e Chiesa».
Lorenzo Salvia

-- Uno scenario plausibile.

Con preghiera di massima diffusione.

D.D.G. 2009 precari Storia di un delitto annunciato, farsa in tre atti

09 marzo 2009 - Libero Tassella
Ragioniamo, i burocrati ministeriali, su esplicito ordine dell’esecutivo, non hanno alcuna intenzione di recepire nessuna sentenza del TAR.

I sindacati, preoccupati delle loro tessere provinciali ( leggi soldi ed esoneri), non muovano alcuna obiezione, acconsentono o tacciono oppure si limitano a dissentire su alcuni aspetti marginali, al massimo fanno il comunicatino stampa di circostanza.
(Primo atto)

Intanto la prossima settimana il Ministero pubblica il decreto papocchio, quello che abbiamo definito della coda del diavolo, con i relativi modelli allegati e si aprono le danze .Gli avvocati si mettono al lavoro, magari gli stessi uffici legali delle OOSS che hanno taciuto a Viale Trastevere in queste settimane, i sindacalisti locali fanno da badanti nel compilar moduli e nello intascare iscrizioni.
(Secondo atto)

Poi il caos infinito dei ricorsi, le graduatorie, i rifacimenti delle graduatorie, le rettifiche delle rettifiche delle rettifiche, il provvedimento governativo d'imperio che annulla le graduatorie , la conferma che le graduatorie ormai, per la loro stessa natura, sono ingestibili e quindi vanno soppresse, eliminate. (Terzo atto)

lunedì 2 marzo 2009

-- LE FAMIGLIE SAGGE, IL MINISTRO BOCCIATO

SOLO IL 3% DELLE FAMIGLIE HA SCELTO LE 24 ORE DEL MAESTRO UNICO.
Il 7% si accontenta delle 27 ore. Il 56% ha chiesto le 30 ore e il 34% il tempo pieno delle 40 ore.
Vuoi vedere che, disperatamente aggrappati ad un'idea di civiltà, gli Italiani stanno cominciando a resistere - nei fatti - all'imbarbarimento, nonostante le mafie, nonostante la televisione, nonostante l'agonia degli eredi (piccoli piccoli) delle lotte sociali ?
Bah. Sperèmo.

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