giovedì 18 febbraio 2010

-- Le ragioni dello sciopero del 12 marzo

di Maria Palumbo

Il 12 marzo i settori della conoscenza partecipano allo sciopero generale indetto dalla Cgil. Le ragioni dello sciopero ci coinvolgono direttamente, prima fra tutte una riforma del fisco che restituisca a lavoratori dipendenti e pensionati una quota del reddito che viene costantemente eroso, in modo crescente e iniquo, dalla progressività delle imposte: la FLC si batte per stipulare contratti di lavoro adeguati alla difesa e crescita del potere d'acquisto delle retribuzioni, ma questo impegno rischia di essere poi vanificato da un prelievo fiscale sempre crescente. Accanto a una forte politica contrattuale è perciò necessario ristabilire una tassazione equa e sostenibile.

Ma c'è anche un secondo buon motivo. I settori della conoscenza tutti sono al centro di un attacco violento da parte del Governo, che, attraverso provvedimenti legislativi ora in discussione, taglia l'occupazione, riduce l'offerta formativa e di ricerca, mortifica e marginalizza il ruolo e la funzione delle istituzioni, e, attraverso i tagli al finanziamento, le mette in condizioni di non poter gestire persino l'ordinaria amministrazione. Non è solo in gioco la condizione professionale e retributiva di tutti coloro che operano nei nostri settori, ma la stessa sopravvivenza di un sistema pubblico della conoscenza.

Dalla scuola, all'università, all'Afam, alla ricerca, alla formazione professionale, il nostro Paese rischia di non avere più un settore pubblico dell'istruzione al servizio del Paese e di tutti i cittadini. Per queste ragioni la FLC chiede a tutti i lavoratori dei settori della conoscenza di aderire allo sciopero e di partecipare alle manifestazioni che si terranno in tutte le città.


Regolamenti delle superiori: di "epocale" ci sono solo i tagli
Dopo l'approvazione, in seconda lettura, dei Regolamenti sulla scuola secondaria superiore da parte del Consiglio dei ministri del 4 febbraio, la situazione di confusione, smarrimento e disagio è persino aumentata.

Circolavano, infatti, voci rassicuranti sul superamento almeno delle storture più macroscopiche (Ministro ed Amministrazione si erano più volte pronunciati in tal senso) e molti, fra cui alcune sigle sindacali, avevano creduto in quella che si è ora rivelata una "pia" illusione.

Il piano triennale di tagli, decisi nella Finanziaria dell'estate 2008, infatti, era molto chiaro, ed era noto a tutti che Tremonti non aveva alcuna intenzione di rinunciare alla quota di tagli lì stabiliti per l'anno scolastico 2010/2011.

Mancano ancora, mentre scriviamo, i testi "approvati"; sono stati pubblicati solo i profili dello studente in uscita, i quadri orari e le confluenze. Supponiamo che, in extremis, si stia cercando di limitare qualche danno, fra cui brilla, per iniquità, il fatto che solo nei licei, con il prossimo anno scolastico, i nuovi ordinamenti partiranno dalle classi prime, mentre, i tecnici e professionali saranno travolti dalla riduzione oraria a 32/34 h settimanali anche nelle classi successive, fermo restando, per queste classi, gli attuali ordinamenti.

Abbiamo pubblicato sul sito una pagina di approfondimento nella quale abbiamo raccolto la normativa attualmente disponibile ed i nostri commenti.

Le iscrizioni alla scuola dell'infanzia e del primo ciclo
Con l'emanazione delle Circolari Ministeriali n. 3 e 4 del 15 gennaio sulle iscrizioni ha ufficialmente inizio la complessa procedura per l'avvio dell'anno scolastico 2010/11. La C.M. n. 3 fissa la tempistica per la presentazione delle domande, 27 febbraio per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo, 26 marzo per il secondo ciclo, mentre la C.M. n. 4 definisce le modalità per l'iscrizione alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo.

La FLC ha predisposto specifiche schede di lettura delle circolari.

La tanto pubblicizzata libertà di scelta delle famiglie dei modelli orari e organizzativi deve fare i conti con le pesanti riduzioni di organico. La difficoltà di conciliare questi due aspetti è evidente anche nel linguaggio ministeriale: opzioni, prevalenti opzioni, "orientamenti in merito alle possibilità di fruizione del tempo scuola".

Giungono notizie di un'alta richiesta di tempo pieno quale reazione delle famiglie a fronte dello scempio della scuola primaria, da sempre considerata fiore all'occhiello del sistema di istruzione del nostro paese, operato dal governo.

La FLC ribadisce che i moduli di iscrizione allegati alla circolare hanno valore solo orientativo, come tracce da contestualizzare.

Il modulo relativo alla Religione cattolica o alle attività alternative non deve essere utilizzato perché gravemente carente rispetto alle opzioni previste dalla normativa vigente.

La FLC è impegnata nella difesa dello studio della seconda lingua comunitaria nella secondaria di I grado. L'offerta della seconda lingua comunitaria deve essere mantenuta e le famiglie devono essere orientate a tale scelta anche in assenza di insegnanti di seconda lingua nella stessa scuola.

La FLC è altresì impegnata nella difesa di scelte di modelli organizzativi delle classi ad indirizzo musicale della scuola secondaria di I grado sorrette da forti motivazioni pedagogiche e mirate ad una offerta formativa di qualità, anche nella prospettiva dell'istituzione dei Licei musicali.

Ora la parola passa alle scuole che, nell'esercizio dell'autonomia, peraltro richiamata nelle stesse circolari, dovranno difendere la qualità della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, pur in una situazione in cui sono sempre più evidenti i danni prodotti dall'applicazione dei Regolamenti Gelmini.

Programma annuale. Marcia indietro del Miur
Dopo le proteste dei sindacati, FLC Cgil in testa, e delle scuole contro la circolare di dicembre sul programma annuale, si apre qualche spiraglio. Intanto viene rinviata al 28 febbraio la presentazione del programma e il Miur rivedrà la circolare su alcuni punti fondamentali come le spese per le supplenze e gli stanziamenti per gli appalti per le pulizie. Il 16 febbraio in un nuovo incontro Miur-sindacati saranno presentati nel dettaglio questi cambiamenti.

La situazione finanziaria delle scuole resta intanto critica: i tagli ci sono e pesantissimi. E si riversano non solo sulle scuole, ma di conseguenza anche sulle famiglie e sugli enti locali. La circolare sul programma annuale, impugnata dalla FLC, è lo specchio di questa situazione: pur di mascherare i tagli le scuole avrebbero dovuto fare i bilanci aggirando leggi e regolamenti. La protesta delle scuole è dilagata. Ma anche quella degli enti locali. Il taglio degli appalti per le pulizie, indicato dalla circolare, avrebbe provocato conseguenze paradossali quali la pulizia a giorni alterni, come denuncia un documento congiunto di FLC e Filcams di Modena.

Per funzionare bene e garantire al meglio il diritto allo studio le scuole devono ricevere finanziamenti certi attraverso regole trasparenti e ottenere subito la restituzione delle somme anticipate per pagare le supplenze e gli esami, che sono inequivocabilmente spese a carico dello stato. Ad essere certi sono purtroppo i tagli agli organici: 25 mila docenti e 15.000 ata in meno per il prossimo anno scolastico. A fare le spese della diminuzione di insegnanti sono soprattutto i più deboli, costretti a ricorrere ai tribunali, che a volte danno loro ragione.

È stata questa situazione a suscitare l'ondata di protesta che ha costretto il Miur a convocare i sindacati e cominciare a discutere.

Brunetta e la scuola. Norme confuse e in parte inapplicabili
Le nuove norme sul lavoro pubblico hanno effetto sulla scuola? e come? Sono domande importanti perché l'intervento legislativo a firma di Renato Brunetta riporta indietro di 30 anni l'organizzazione della pubblica amministrazione e la disciplina del lavoro. Un impianto autoritario, gerarchico e punitivo, che, lungi dal rendere più snella ed efficace l'amministrazione, la rende subalterna alla politica aggravandone le pastoie burocratiche.

Trova applicazione immediata anche nella scuola la riduzione del salario accessorio in caso di assenza per malattia e per alcuni aspetti disciplinari.

Non viene toccata la contrattazione integrativa, e i contratti di istituto, finché sono in vigore gli attuali contratti collettivi, quindi almeno fino alla stipula dei prossimi Ccnl.
Non è applicabile nella scuola neppure la complessa procedura di valutazione prevista dalle norme Brunetta. Questo perché le stesse norme la rinviano a un prossimo Dpcm. Ma c'è di più. La stessa norma è contradditoria, in quanto esclude espressamente la costituzione di un organismo di valutazione per la scuola. Dunque tutta la parte che riguarda premi e meriti, almeno per ora non riguarda la scuola, quindi il fondo di istituto va utilizzato per le finalità consuete. C'è da aggiungere che la valutazione del lavoro docente e il sistema di premi e punizione è questione oltremodo delicata e come tale va gestita, per evitare che confligga con la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione. In ogni caso le nuove norme impongono per legge un complessivo peggioramento delle condizioni lavorative e contrattuali sulle quali è prevedibile un fitto contenzioso.

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